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La questione bancaria
L’ultimo
documento ricevuto dalla banca, il 3 gennaio, “Comunicazione delle condizioni
applicate in seguito a modifica bilaterale”, ha 21 pagine, in corpo 8, leggibile
cioè con molta luce, in gergo avvocatesco, con una trentina di indicazioni,
cioè condizioni, per pagina, e non dice che dall’1 gennaio si paga trenta centesimi
al bancomat come commissione per un prelievo medio. Cioè non dice l’essenziale -
a parte il fatto che la modifica è unilaterale e non “bilaterale”. Ma non è
solo un difetto di comuicazione, è un modo d’essere: le banche sono entità che
fanno quello che vogliono, senza alcun controllo - la Banca d’Italia essendosi
ridotta a ufficio studi e anzi nemmeno più a quello - e senza rivalsa (cambiare
banca è inutile).
Sull’uso
a pagamento del bancomat sapevamo che l’Antitrust aveva bocciato le banche. Ma
aveva bocciato la commisione, ben 1,50 euro a prelievo, che poteva anche andare
contro la legge sull’usura. Dall’1 gennaio le banche fanno pagare la commissione,
e niente, l’Antitrust tace, i giornali pure, i risparmiatori pagano.
Il problema
di comunicazione delle banche è parte di un problema più grande. Che è
triplice. Camuffato sotto le insegne ipocrite dell’antiriciclaggio, che non c’entra
per nulla. Uno è l’obbligo del conto corrente, creato dal banchiere Monti, anche
per i pensionati sociali – che non è mai gratuito. Ora la tariffazione
dell’uso del contante, introdotta dal banchiere Draghi: una tassa a uso privato,
cioè delle banche, che anch’essa si fa valere come arma contro il riciclaggio –
l’ipocrisia invadente contanti = riciclaggio è un termometro della stupidità. Il
terzo è l’ineffettualità del fattore umano in banca: non c’è più rapporto
possibile, con gli automi sarebbe forse meglio.
Il personale
non si trova – non risponde, è “occupato”. E quando si trova non sa o non vuole
aiutare – è “scoglionato”. Effetto del tanto outsourcing praticato dalle
banche ormai da trent’anni, delle contrazioni a catena del personale, della
riduzione delle competenze o della mancata formazione, delle continue chiusure
di sportelli (è come mettere il personale residuo in perpetua mobilità).
Il ridicolo,
o tragico, è la crescita dei bancomat, mentre si riducono gli sportelli – si capisce
ora che sono generatori di commissioni a ufo: nei sette anni dal 2015 al 2021
le banche, tra acquisizioni e fusioni hanno tagliato il numero degli sportelli (e
il personale) di poco meno di un terzo (un terzo col 2022), il 28,4 per cento. E
aumentato il numero degli Atm, i terminali bancomat, del 14 per vento. Una volta
la banca si voleva amica, seppure cerimoniosamente, ora si fa automatica, solo
un aspiratore di denaro.
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