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mercoledì 11 gennaio 2023

La questione bancaria

L’ultimo documento ricevuto dalla banca, il 3 gennaio, “Comunicazione delle condizioni applicate in seguito a modifica bilaterale”, ha 21 pagine, in corpo 8, leggibile cioè con molta luce, in gergo avvocatesco, con una trentina di indicazioni, cioè condizioni, per pagina, e non dice che dall’1 gennaio si paga trenta centesimi al bancomat come commissione per un prelievo medio. Cioè non dice l’essenziale - a parte il fatto che la modifica è unilaterale e non “bilaterale”. Ma non è solo un difetto di comuicazione, è un modo d’essere: le banche sono entità che fanno quello che vogliono, senza alcun controllo - la Banca d’Italia essendosi ridotta a ufficio studi e anzi nemmeno più a quello - e senza rivalsa (cambiare banca è inutile).
Sull’uso a pagamento del bancomat sapevamo che l’Antitrust aveva bocciato le banche. Ma aveva bocciato la commisione, ben 1,50 euro a prelievo, che poteva anche andare contro la legge sull’usura. Dall’1 gennaio le banche fanno pagare la commissione, e niente, l’Antitrust tace, i giornali pure, i risparmiatori pagano.
Il problema di comunicazione delle banche è parte di un problema più grande. Che è triplice. Camuffato sotto le insegne ipocrite dell’antiriciclaggio, che non c’entra per nulla. Uno è l’obbligo del conto corrente, creato dal banchiere Monti, anche per i pensionati sociali – che non è mai gratuito. Ora la tariffazione dell’uso del contante, introdotta dal banchiere Draghi: una tassa a uso privato, cioè delle banche, che anch’essa si fa valere come arma contro il riciclaggio – l’ipocrisia invadente contanti = riciclaggio è un termometro della stupidità. Il terzo è l’ineffettualità del fattore umano in banca: non c’è più rapporto possibile, con gli automi sarebbe forse meglio.
Il personale non si trova – non risponde, è “occupato”. E quando si trova non sa o non vuole aiutare – è “scoglionato”. Effetto del tanto outsourcing praticato dalle banche ormai da trent’anni, delle contrazioni a catena del personale, della riduzione delle competenze o della mancata formazione, delle continue chiusure di sportelli (è come mettere il personale residuo in perpetua mobilità).
Il ridicolo, o tragico, è la crescita dei bancomat, mentre si riducono gli sportelli – si capisce ora che sono generatori di commissioni a ufo: nei sette anni dal 2015 al 2021 le banche, tra acquisizioni e fusioni hanno tagliato il numero degli sportelli (e il personale) di poco meno di un terzo (un terzo col 2022), il 28,4 per cento. E aumentato il numero degli Atm, i terminali bancomat, del 14 per vento. Una volta la banca si voleva amica, seppure cerimoniosamente, ora si fa automatica, solo un aspiratore di denaro.
 

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