La Russia non è nella Via della Seta
Fra i
tanti paesi che la Cina ha coinvolto nel piano “Nuova Via della Seta” la Russia
fa eccezione: nessun investimento cinese è stato registrato in Russia nel 2022.
Né prima né dopo la “operazione speciale”, la guerra all’Ucraina.
A fine
2021 gli investimenti cinesi in Russia ammontavano a due miliardi di dollari.
Poco, nella scala di valori cinesi, e concentrati in quattro o cinque progetti.
Di essi almeno un disinvestimento è in atto in conseguenza della guerra: Huawei
lascia Mosca, e trasferisce la sede tra Kazakistan e Uzbekistan, per evitare “sanzioni
secondarie” nei mercati europeo e americano.
La svolta
eurasiatica di Putin, dopo la lunga preparazione con la dottrina di Alexandr Dugin,
e i centri studi da lui ispirati, ha forse dato qualche risultato nelle
repubbliche centroasiatiche ex sovietiche ma non con la Cina.
Gli
scambi commerciali sono aumentati nel corso del 2022, con gli acquisti cinesi
di petrolio russo, e anche di gas, ma non di molto. La Cina non applica le
sanzioni occidentali contro la Russia, ma neppure le circonviene. Mentre
diplomaticamente il nuovo ministro degli Esteri, Qin Gang, già ambasciatore a
Washington, ha esordito sulla traccia del suo predecessore, limitandosi a
chiedere una composizione degli interessi in guerra, con un negoziato.
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