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Agnelli
– L’Avvocato Agnelli Jas Gawronski ricorda con
Cazzullo sul “Corriere della sera” come personaggio di grande caratura
internazionale: “Quando era segretario di Stato, era Kissinger a cercarlo per
chiedergli consiglio, non viceversa”. Kissinger fu segretario di Stato da metà
1973 a fine 1976, con Nixon e poi col vice di Nixon, Gerald Ford. Forse
chiamava l’Avvocato dopo, quando fu fuori dall’amministrazione.
Nel 1984 Gawronski,
speaker a un convegno internazionale della Fondazione Cini a Venezia
sull’immagine dell’Italia all’estero, in qualità di giornalista di vasta
esperienza, corrispondente Rai di grande levatura da Mosca, New York e Parigi, lamentava
che solo Enrico Mattei era un nome di qualche risonanza all’estero tra politica
ed economia. Un convegno cui anche l’Avvocato Agnelli presenziava, alla sua
maniera, ci sono e non ci sono - era irrequieto. Forse fu per questa considerazione
che Gawronski divenne poi una delle compagnie preferite dell’Avvocato.
Cioran
- Si era stabilito a Parigi, senza pagare dazio, come
Eliade, entrambi fieri Legionari della Guardia di Ferro fascista rumena ancora
durante la guerra - sostenuti da Ionesco, che in guerra aveva collaborato col
governo “collaborazionista” di Vichy – ma per esercitarvi un’arte tutta
francese, dei pensieri o aforismi, Pascal, Chamfort, Vauvenargues, La
Rochefoucauld, La Bruyère.
Si legge, però,
e fa testo solo in Italia.
Conrad
- Vide il mare per la prima volta a Trieste, ricorda
Magris: “È su queste rive e in questo golfo (di Trieste, n.d.r.) che Conrad ha
visto il mare per la prima volta, in un viaggio da Venezia, diventando mare lui
stesso”.
Dante
– Fu “fascista” durante il ventennio, monopolizzato da
Mussolini nella retorica della patria e dell’impero, e come tale, come araldo
del fascismo nazionale, registrato nell’ultima revisione, 1924, della canzone “Giovinezza”
di Oxilia-Blanc, 1909 – “Giovinezza, giovinezza\ Primavera di
bellezza\ Nella vita e nell’asprezza\ Il tuo canto squilla e va”. Nata col titolo “Commiato”, come inno goliardico da cantare alla laurea,
poi fatta propria come “Giovinezza” dagli Alpini nel 1911, dagli Arditi nella
Grande guerra, 1917, dai fascisti “sansepolcristi” (socialrivoluzionari) nel
1919, dai legionari fiumani di D’Annunzio, e nel 1924 da Mussolini come inno
nazionale del partito Fascista, e di fatto dell’Italia, cantato da Beniamino Gigli,
accanto alla Marcia Reale. In quest’ultima versione, commissionata a Salvator
Gotta, mantiene il battagliero ritornello originario, ma si apre, un po’
zoppicante, nel nome di Dante: “Salve o
popolo d’eroi\ Salve o Patria immortale\ Son rinati i figli tuoi\
Con la fede e l’ideale \Il valor dei guerrieri\ La vision dei
pionieri\ La vision dell’Alighieri\ Oggi brilla in tutti i cuor”.
La “vision dell’Alighieri” si riferiva in particolare all’italianità del golfo
del Quarnaro, che quindi faceva dell’Istria una provincia italiana.
Tra i tanti
appassionati di Dante c’è stato Giorgio Almirante, il futuro fondatore del Msi,
che nel 1937 si laureò con una tesi sulla fortuna settecentesca del poema. È ad
Almirante che il ministro della Cultura Sangiuliano fa risalire il suo interesse
per Dante, fino ad avocarlo a una cultura di destra. Ma aveva indicato la strada Giorgia
Meloni sul suo sito per il giorno di Dante il 25 marzo: Dante “è autenticamente
«nostro»: è autenticamente italiano, è autenticamente
cristiano. D ante è il padre della nostra identità”. Il primo “nostro”, tra
virgolette, intendendo di tradizione (fascista), di partito, di programma. Editoria
– In Italia è “rinascimentale”? La Francia legge il
doppio dell’Italia, spiega Teresa Cremisi, la presidente di Adelphi che a Parigi
ha lavorato 35 anni, a Chiara Valerio in una distesa intervista sul “D” di “la
Repubblica”: “La popolazione è più o meno la stessa, ma l’editoria francese pesa
più di 4 miliardi di euro e quella italiana a stento due. Significa più del
doppio, che vuole dire poi la possibilità di fare dei tascabili a 6,7, 8 euro,
di avere cioè una cultura del tascabile”, una lettura più diffusa.
Ma c’è un’altra
differenza: in Italia i libri “difficili” si vendono di più. Continua infatti
Cremisi: “In compenso, e non so spiegarmi perché, l’editoria italiana permette
nicchie di alta cultura, e ha un pubblico sapiente, fra le 6 e le 15 mila
persone, che possono comprare libri di saggistica di studio, scienze, di
altissimo livello. In Francia libri così hanno tirature di 2000 copie, qui
trovano 6-7 mila lettori, e vuol dire che siamo ancora al Rinascimento e con
molti centri culturali e un gran numero di aspiranti eruditi”.
Patriota
– Era inteso, nella prima ortografia, “patriotta”,
per giacobino, francofilo, antiborbonico, in Calabria e in genere nel regno
borbonico - U. Caldora, “Calabria napoleonica”. Oggi si direbbe di sinistra.
Poesia
religiosa – Praticata nel Novecento da poeti i più lontani dalla
fede: Borges, pervicacemente, dichiaratamente (professionalmente) agnostico, e
Pasolini “comunista”, cioè materialista. Di Borges religioso fa una sintesi
sorprendente il cardinale Ravasi (che sul tema, dice, ha avuto occasione di
“dialogare pubblicamente con Maria Kodama”, la vedova di Borges, in due
convegni a La Plata e a Cordoba, e di cui ricorda i colloqui con l’allora padre
Jorge Begoglio, docente in un collegio a Santa Fe), sul “Sole 24 Ore” di
domenica, recensendo lo studio di Lucrecia Romera, “Agnosticismo y fe poética
en Jorge-Luis Borges”. Commentando alcuni poemi espliciti, su passi dei quattro
evangelisti (ha tralasciato quello su un passo di Giovanni, che la rete celebra
come un canto di Natale). Ricordando che ribadiva sempre si avere due stelle
folgoranti nel suo cielo, la Bibbia (e soprattutto i Vangeli) e Dante”. E che
soleva dire: “I cattolici credono in un mondo
ultraterreno, ma ho notato che di esso non si interessano. A me accade il
contrario: mi interessa, ma non ci credo”.
Russia
– Non è Occidente, sosteneva Federico Zeri, perché
il mondo ha a due dimensioni: non pratica la scultura e la pittura congela
nelle icone.
Regista
– È parola coniata, si sa, nel 1932 dal linguista
Bruno Migliorini, derivandola dal francese régisseur. Prima si chiamava
direttore o impresario, Denominazione, quest’ultima, più corretta, dando
rilievo anche al ruolo principale nella creazione del film, che ora
giuridicamente è del produttore.
Editoria – In Italia è “rinascimentale”? La Francia legge il doppio dell’Italia, spiega Teresa Cremisi, la presidente di Adelphi che a Parigi ha lavorato 35 anni, a Chiara Valerio in una distesa intervista sul “D” di “la Repubblica”: “La popolazione è più o meno la stessa, ma l’editoria francese pesa più di 4 miliardi di euro e quella italiana a stento due. Significa più del doppio, che vuole dire poi la possibilità di fare dei tascabili a 6,7, 8 euro, di avere cioè una cultura del tascabile”, una lettura più diffusa.
Spare – Il modello di Harry Windsor, il modello scelto per il personaggio delle sue memorie, “Spare”, è Amleto. Il libro di “memorie” di Hary Windsor la scrittrice Rebecca Mead (“The New Yorker”, 13 gennaio) trova una ghost story, ma non nel senso di un racconto di fantasmi, nel senso di racconto di un “negro”, come usava dire prima del politicamente corretto, di uno scrittore incognito per conto di un personaggio che firmava come autore. Nel caso, di J.R.Moehringer, che aveva fatto “lo stesso abile gioco col memoir di Andre Agassi”. Il modello per il principe Harry è Shakespeare, esordisce sul “New Yorker” in una lunga disamina. Amleto. E ne indica le tracce. Si inizia con la citazione scherzosa: “Barba o non barba”. La regina Camila è “l’Altra Donna”, la principessa Kate “altera e insicura”, il fratello William un Amleto incerto, per di più calvo, casa Windsor, con cortigiani e familiari assieme, un castello di Elsinore. L’incontro-chiave, tra Harry, William e il padre Carlo, nei Frogmore Gardens del castello di Windsor, cimitero di famiglia, dopo il funerale del nonno, il duca di Edimburgo, ci vede, dice Harry, “ora sbattuti dentro il giardino cimiteriale fino alle caviglie, più profondamente del principe Amleto”.
“Moehringer”, spiega la
scrittrice, “è un reporter vincitore del premio Pulitzer mutato in memorialista
e narratore, come pure il ghostwriter, in particolare, dell’emozionate
candido memoir di Andre Agassi,
“Open”. In quel libro, pubblicato nel 2009, un asso del tennis un tempo caratterizzato
dai pantaloncini di jeans e la capigliatura al vento, si rivelava un tormentato
nevrotico, odiatore del tennis, con problemi paterni e un incredibile
parrucchino. Quando il titolo e la copertina di “Spare” furono pubblicati a
fine 2022 la parentela tra i due libri – titolo di una sola parola; primo
piano, mascelluto, ritratto – indicò che erano da considerarsi lavori fraterni
nell’opera di Moehringer”. Il suggerimento può essere venuto da una conferenza che
il futuro re Carlo aveva tenuto su Shakespeare a Stratford.
Lo
stesso riferimento propone D’Orrico nella sua rubrica “La pagella” (“La
Lettura”, 20 gennaio): “Il
colpo di genio di ‘Spare’ è puro Shakespeare. Per amore del padre, appassionato
del Bardo, Harry legge ‘Amleto’ e ci resta secco: «Un principe solitario, ossessionato
dal genitore defunto, osserva quello superstite innamorarsi dell’usurpatore»,
cioè Camilla”.
letterautore@antiit.eu
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