L’imperialismo russo
L’imperialismo è inteso
come dominio oltremare. E fenomeno ottocentesco, e protonovecentesco, legato al
colonialismo. Nel caso della Russia, poco studiato, è invece continentale, in
Europa orientale e in Asia. Proiettato, oltre che in Siberia, terra nullius,
verso il Caucaso e il Caspio, Persia inclusa, con lunghe guerre contro l’impero
ottomano, fino all’avventura tardosovietica dell’Afghanistan occupato. E
duraturo, fino al crollo dell’impero sovietico, 1989, e poi ancora dopo.
Lo stesso
sovietismo è stato una maniera dell’imperialismo russo, in Europa Orientale e
in Centro Asia. Stalin semplicemente occupò Polonia, Ungheria, Cecoslovacchia,
Ucraina, Bulgaria, Estonia, Lettonia, Lituania, Romania, Jugoslavia, Albania, e
ci provò anche con la Grecia. E il Centro-Asia, Azerbaigian, Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan,
Turkmenistan, Uzbekistan. Sotto una copertura ideologica ma con la forza - con
la violenza acquisì l’impero sovietico e con la forza lo mantenne.
È stata russa
anche la Finlandia quando si liberò dal giogo svedese, granducato dell’impero russo, dal 1809 al 1917 – divenne indipendente
dopo una guerra civile tra “rossi” filorussi e indipendentisti.
Dell’Ucraina si
sa. Fu il ceppo della Stato russo, un migliaio di anni fa, la Rus’ di Kiev.
Poi preda di diversi khan locali. Finché non finì in parte sotto i re
polacchi della Confederazione polacco-lituana, o Res Publica delle due
Nazioni, e in parte entro l’impero russo. Fu indipendente nel 1922, ma come
membro dell’Unione Sovietica, integrata alla Russia – pienamente indipendente dalla
Russia solo nel 1991.
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