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Romanzi russi all’indice
Sono Puškin,
Dostoevskij e Tolstoj dei macellai? Il saggio nasce da questo sospetto.
Batuman, chiamata
in causa come autrice di due libri intitolati “I demoni” e “L’idiota”, e
inviata nel 2019 in Ucraina dal Dipartimento di Stato per una serie di incontri
e conferenze, e ultimamente invitata in Georgia a dare una conferenza sulla
letteratura russa, non se la sente di condannare gli scrittori russi come sanguinari.
Disumani. Al contrario. Ma è colpita a Tbilisi dalla lavagna di un bar appena
fuori la sala della sua conferenza: “VINO GRATIS per la “MORTE DI PUTIN” - ma gli organizzatori della conferenza fanno un briefing
su come parlare russo senza innescare reazioni volente, e distribuiscono una
lista di bar che accettano i russoparlanti . E dal
linguaggio crudo di una scrittrice ucraina che stima, Oksana Zabuzkho. Se la
cava introducendo Edward Said. Non quello di “Orientalismo”, quello del
successivo “Cultura e imperialismo”, 1993, sottotitolo “Letteratura e consenso
nel progetto coloniale dell’Ottocento”. Del romanzo divenuto forma letteraria
dominante nel secolo decimottavo in Gran Bretagna e in Francia, al servizio
della Gran Bretagna diventata il più grande impero nella storia mondiale, e
della Francia sua rivale.
Il romanzo va con
l’imperialismo? E se un girono dovremo liberarci di
Hollywood e dei romanzi americani perché la Cina – o l’India (o un terremoto)….?
Non siamo all’indice
dei libri proibiti. Batuman, americana di famiglia turca, qualche dubbio ancora
ce l’ha. Ma l’America ci crede? Il sottotitolo redazionale è “Come fare i conti
con l’ideologia di ‘Anna Karenina’, ‘Eugen Onegin’ e altri libri amati”. L’imperialismo
è insidioso.
Elif Batuman, Rereading
Russian Classics in the Shadow of the Ukraine War, “The New Yorker”, 30
gennaio, free online
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