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Francia-Italia 0-3
La guerra di Macron all’Italia, prima sull’immigraziome
ora sull’Ucraina, non aiuta il presidente francese, minoritario in Francia su
tutti i fronti, e non indebolisce Meloni, che il banchiere-presidente ha eletto
a suo punching-ball. Meloni nei sondaggi avrà vinto martedì la
sua seconda elezione in pochi mesi. Mentre Macron resta isolato in Francia, non
riaggancerà le sinistre con la snobberia del governo italiano di destra.
Puntando l’Italia per puntellarsi, Macron mette in
difficoltà il presidente della Repubblica Mattarella, suo interfaccia nel patto
del Quirinale. L’Italia non ha nessuna convenienza a fare la guerra alla
Francia, semmai lo potesse, ma non può farsela fare: pur con tutte le migliori
intenzioni, Mattarella non può dimenticare quanto costò all’Italia l’aggressività
di Sarkozy nel 2011, provocando la crisi del debito e l’aggressione alla Libia.
Col vertice parigino a poche ore dal Consiglio Europeo
con Zelensky, Macron ha rinverdito la gloriola francese dell’asse con Berlino,
che però a Berlino dice poco. Non da ora, dall’unificazione: il socialista Schröder
non ne teneva conto, come ora Scholz (difesa, economia), Merkel, che andava
volentieri in Francia, soleva sghignazzare attorno all’“asse”. In Germania il
fronte cristiano-democratico corteggia invece Meloni, nel quadro della ricerca
di una sponda centrista dopo Berlusconi.
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