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Il grande centro si aggrappa a Meloni
In piccolo, avendo
votato in pochi tra Roma e Milano, ma è pur sempre in Italia grande centro, voglia di centro, avanti con prudenza. Certamente un italiano su tre che vota a destra non è di destra, non della destra pura e dura come si suole dire: è la parte moderata della maggioranza silenziosa, il grande centro.
Fratelli d’Italia, ex Alleanza
Nazionale, ex Msi, ex partito fascista, che doppia la Lega in Lombardia fa impressione.
Ma forse bisogna pensare al voto del centrodestra più di centro che di destra. La
Lombardia, buona società confessionale, pensarla sempre alla ricerca del centro perduto
- la Lombardia come il Veneto. Ci ha provato con la Lega, Salvini non ci ha sentito
- Manfred Weber, cioè i Popolari europei, era stato già da lui. Ora ci prova
con Meloni, che in Europa presiede i conservatori, magari di destra ma
moderati, non oltranzisti, non terribilisti. Manfred Weber per questo era subito
sceso a congratularsi.
Weber è il Centro
europeo, cristiano-democratico per lo più, ma anche liberale (Berlusconi et al).
Il “grande centro” sembra indistruttibile in Italia come in Germania, i due paesi
dove fece il grande errore di confluire a destra (sono remoti, e anche asfittici
i ragionamenti non lontani, anche di scienziati della politica come Bobbio, sulla
democrazia come “alternanza”). E una volta si appoggia, in Italia come in
Germania, alla sinistra moderata, una volta alla destra. In Italia Weber cerca
il pilastro mancante, eclissandosi Berlusconi: ci ha provato con Salvini dopo
le Europee, poi rivelatosi un parolaio, ci prova ora con Meloni, con più convinzione
– Meloni viene dalla destra ma conosce la riservatezza (la prudenza è l’arte del
governo del centro).
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