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Il non voto contro il sottogoverno – le promesse mancate
Roma vota
centrodestra al 60 per cento in otto municipi su dodici, ma tutti di composizione
sociale medio-bassa, con prevalenza delle periferie. Con esclusione cioè del Centro
storico, i Parioli, piazza Bologna, l’Eur - quartieri ricchi e ricchissimi.
Le “periferie”
romane vanno pensate diversamente che altrove: hanno un minimo di disegno urbanistico,
sono attrezzate e servite, con spazi pubblici, anche molto ampi e alberati, caffè
e ristoranti, teatri, e perfino ospedali. Sono però periferia “alla romana”. Dove
cioè tutto “si compra”, i posti, i favori, le multe, perfino il mutuo in banca. Un vezzo mentale più che una pratica imposta: i partiti devono fare i galoppini, si fa politica perché si ha il potere di fare favori, risolvere problemi. Con una servitù politica che si penserebbe di destra, notabilare, fascistoide.
E invece, evidentemente, è di sinistra - era.
La disaffezione elettorale
non è ideologica, che scemenza – dopo un paio di generazioni di non-politica. Deriva
dal mancato servizio reso. Dal sindaco Gualtieri? Dalla regione Lazio di
Zingaretti – ha dato molti posti ma solo ai suoi, in senso proprio, ai
fedelissimi?
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