Illusorietà del potere: la Rai schiaccia tutto
La Rai impone le Cinque Giornate di Sanremo, già a
partire da ottobre, come impone i suoi orribili film che nessuno poi vedrà ai critici
e alle mostre, con le sue melense cronache del siamo tutti buoni eccetto i cattivi,
che sono quelli che non sono del nostro partito – in questa stagione Pd. Questo
è un fatto: potenza degli uffici stampa della Rai.
I dati di ascolto sono,
nel clima trionfalistico, ogni anno migliori del precedente. Questo già non è più del tutto vero. La Rai può ogni anno vantare ascolti record, in termini di spettatori,
e in quota di audience. Ma fino a un certo punto. Sanremo serata finale
vanta 12,2 milioni di spettatori, che fanno il 66 per cento di share,
due terzi del pubblico televisivo. Un record? Il solo Montalbano, il commissario
di Camilleri, senza lustrini, tagli inguinali e belle presentatrici, è arrivato
a 11,3 milioni di spettatori, ma solo al 45,1 per cento di share. Molti ieri
hanno semplicemente chiuso il televisore, il che di sabato è – per la
pubblicità – un fatto grave.
Sarebbe, perché
non c’è per il mercato alternativa. Oltre che a dominare l’informazione, la Rai
riesce con Sanremo anche a domare la concorrenza, da illusionismo superiore: la
concorrenza disarma, la pubblicità non paga. La concorrenza getta le armi in
anticipo: niente programmazione nelle cinque giornate. Con Sanremo da sola la Rai
“fa il bilancio”: con poca spesa tutto sommato, eccettuate le presentatrici di
coscia lunga, le scenografie, e l’enorme organizzazione di relazioni pubbliche,
sfruttando i poveri cantanti che ogni sera devono ripetere la solfa.
Il potere può
essere, tutto sommato, semplice, sebbene di natura dubbia.
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