La rana Europa bollita nella guerra
“Pare che una rana nell’acqua bollente cerchi
di saltare via, ma se messa in una pentola scaldata a poco a poco il suo
istinto di autodifesa la porti ad acquattarsi sul fondo, finendo bollita”, è un
apologo di “Lotta Comunista”. Che il mensile riferisce alla Russia: “Bollire
la rana, appunto. Sarebbe la tattica di chi nella Nato vuole innalzare a
mano a mano il livello delle forniture belliche a Kiev, contando che Mosca
abbia poche possibilità di agire”. La vittoria nelle guerre d’attrito, come una
volta negli assedi, è ridurre l’avversario alla malattia e alla fame, disarmarlo
per consunzione. O l’apologo non è piuttosto da riferire all’Europa?
Si può dire questo dell’Europa, che non è parte
diretta della guerra della Russia contro l’Ucraina? Sì, se si pone mente alla “dialettica”
interna Nato. Dove vige da alcuni anni, in Libia, in Siria e ora in Ucraina, una
sorta di “armiamoci e partite”, fra Stati Uniti ed Europa. Le sanzioni le sta pagando l’Europa. A caro
prezzo. Soprattutto se si considera che la Russia ne è colpita meno - molto meno,
come oggi dicono a Washington (“Chip e ricambi, a Mosca arriva di tutto. Con il
flop delle sanzioni il pil ora cresce”). Tanto più che, come si
sa da decenni e questo sito ha ampiamente spiegato un anno fa, le sanzioni si
aggirano con le “triangolazioni”. E nemmeno a rischio inflazione, basta pagare
un dieci per cento di mediazione.
La guerra si combatte in Europa per un fatto
che all’Europa non stava tanto a cuore, l’Ucraina nella Nato - il coltello alla gola della Russia, come Krusciov tentò sessanta anni fa con i missili a Cuba: il coltello alla gola degli S tati Uniti. O, volendo nobilitare
lo scopo, la democrazia in Ucraina, contro gli oligarchi e la corruttela – le “rivoluzioni”
arancione. Ma poi, se guerra dev’essere, le guerre si combattono con decisione,
per vincerle, e a rischio ovviamente. Questa “guerra d’attrito” danneggia naturalmente
l’Ucraina, poiché si combatte sul suo suolo, ma anche l’Europa, che pensa di
non essere in guerra, ma deve difendere la “dialettica” Nato.
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