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La Sicilia liberata dall’ucraina
Un’immagine dell’Ucraina
che, vista oggi, apre il cuore. Tutto è bello, verde, spiritoso, naturalmente
biondo, e canagliesco, nella festa d’addio di una giovane nonna, Vlada Koza,
che chiude casa e affari per accorrere in Italia, dove la figlia è sposata, per
aiutarla a gestire il nipote appena nato. E per questo ha studiato “un poco
italiano” e ha invitato amici e conoscenti a una festa d’addio, per cedere loro
questo o quell’arredo di casa, in trattative veloci per scontare il miglior prezzo,
mentre una band locale li intrattiene con “Fatti mandare dalla mamma”.
Tutto andrà poi di
traverso. La figlia, e un po’ anche il genero, non la vogliono in casa, troppo
piccola. Persa per strada tra le prostitute al fuoco, e incidentata, Vlada finisce
in casa di chi l’ha investita. Che è mafioso. Dove di si troverà a “fare
l’ucraina”, a fare le pulizie. E alle pulizie vuole indirizzare i figli disordinati
del capomafia. Che tanto capo non è, dovendo soccombere a un suo proprio capo….
Un’Ucraina sovvertitrice, anzi liberatrice, della Sicilia. Dalle sue paure e i
suoi linguaggi. Senza spocchia, con l’innocenza.
Un’idea brillante di
Anastasiia Lodkina. Sulla mafia come è, e sulle ucraine in Italia. Che la sceneggiatura
purtroppo in parte dissipa. Tuttavia una produzione gradevole, oltre che
meritevole, dei Saccà. Una commedia che avrebe meritato più attenzione, e più fortuna
al botteghino: ridere della mafia, stupida tanto quanto è sanguinaria, e oggi
dell’Ucraina, non è facile, con “Koza Nostra”, doppio gioco di parole, si può.
Giovanni Dota, Koza
Nostra
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