domenica 26 febbraio 2023

Le parole di Dio di Alda la folle

“Le donne hanno pantagruelico il ventre…” (“Che tu venga preso dalle Erinni”). Poesie dimenticate di Alda Merini, solo apparentemente di getto, come si opina della poetessa alla sua terza età tanto prolifica. La disinvoltura nascondeva, oltre la vicenda personale (i tanti ricoveri in manicomio, la vita povera ai Navigli quando erano poveri), studio e applicazione. Da sempre innamorata a perdere. Fino alla remissione, da ultimo, al Signore – anche qui. Con arguzia – “Dei miei trenta amatori\ che io vorrei denunciare\ ne manca uno\ che forse non è mai esistito”. E crociata delle donne, madri, prigioniere – o portinaie, cattive.    
Un libro degli amici, di amore, affetto, riconoscenza, sofferenza, i temi ricorrenti di Alda Merini, in versi che scolpiscono. Per David Maria Turoldo, “una roccia”, Michele (Pierri, secondo marito), “eravamo due spettri di canto”, il maestro Giulini, “diventava la musica un vetro di Murano”, Vanni (Scheiwiller) ripetutamente, “padre giovane”, Rebora, Volponi, padre Marco, Alina Scheiwiller, il primo marito Ettore Carniti, perfino Renato Curcio. E Titano, barbone ai Navigli, l’ultima fiamma. Con alcuni “sassolini”, per Einaudi, Cerati, la psichiatra Marcella Rizzo.
Con una plaquette finale per Alberto Casiraghy, personaggio eccezionale di stampatore-editore, dei “pulcino-elefante”, disegnatore, epigrammista. L’amico più stretto e riservato di Alda Merini resuscitata, suo confidente giornaliero, che ha ritrovato gli inediti in vecchi scatoloni e ne cura una scelta. Con una presentazione breve quanto succosa, “io sono l’elefante e lui il pulcino”. “La prima volta che andai nella sua casa sui Navigli volevo chiederle di darmi un aforisma: io l’avrei stampato in venti-trenta copie e poi le avrei portato metà della tiratura. Mi accolse diffidente: c’era chi tentava di approfittarsi di lei, della sua generosità”. Scheiwiller garantisce. Una consuetudine d’incontri settimanali si stabilisce, e di telefonate quotidiane, “dieci, venti, anche trenta volte” al giorno, con dettatura di versi e aforismi. E ogni sabato un “Pulcino”, le mini-pubblicazioni di Casiraghy: “Ogni sabato mattina prendevo il treno da Osnago per Milano e andavo a trovarla. Le portavo le uova fresche delle mie galline e poi passeggiavamo…. Ogni sabato le portavo il Pulcino con il testo che mi aveva dettato la settimana precedente… Alda utilizzava quei librini come merce di scambio, e li barattava con il farmacista, il panettiere, in rosticceria; ma soprattutto li regalava, perché ad Alda piaceva fare regali”. Le piaceva anche “incontrare persone”, Vanni Scheiwiller, Roberto Cerati, e tanti altri. “Era inquieta, creativa, una immensa montagna con ai piedi un precipizio, era Mozart”. Applicata: dei suoi versi “diceva che era Dio a mandarle quelle parole”, nella tradizione, si può aggiungere, degli illustri folli, Hölderlin Celan, Nerval, Nietzsche naturalmente, “in realtà ci lavorava, ci tornava su, tagliava, aggiustava, accettava le correzioni – e quante gliene faceva Maria Corti…” – “Pensa, hanno creato un mito\ sulla tua infelicità\ è una bugia lo so\ ma è quella che ti rafforza”.
Alda Merini, Ogni volta che ti vedo fiorire, Manni, pp. Pp. 115, il. € 15

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