L’Italia è postumana
Altroconsumo censisce in Italia 7,3 milioni di gatti
domestici e 7 milioni di cani. Il 39 per cento delle famiglie ha un cane o un gatto
in casa. Talvolta anche cane e gatto insieme: le famiglie gattofile sarebbero
il 18,3 per cento di tutte le famiglie, quello cinofile il 27,1, quindi con una
leggera sovrapposizione dei due animali domestici – le famiglie censite sono
27,6 milioni.
Il costo annuo di un gatto, per cibo, igiene, cure, Altroconsumo
calcola in circa 1.200 euro. Quello del cane in circa 1.600. Inoltre, come si
sa, gli animali domestici, il cane specialmente, hanno bisogno, per tutto il
corso della vita, di attenzione tutto il giorno, per l’igiene, l’alimentazione e
per sgranchirsi le gambe e prendere aria - più o meo come un bambino, ma per
gli anni, pochi, del pannolino.
La crisi delle nascite in Italia, che ora si scopre
ma è in atto da almeno trent’anni, non è dunque dovuta al fattore economico,
come si suole dire - la madre vuole lavorare, oppure la coppia ha bisogno che
anche la madre lavori. Il tempo dell’accudimento totale è più lungo per un cane
che per un bambino. I costi “specifici” sono all’incirca eguali – anzi potenzialmente
inferiori per il bambino, che presto può nutrirsi con i cibi in uso nella
famiglia.
L’Italia è un caso piuttosto del “postumano” che Rosi
Braidotti, italiana da tempo olandese, o australiana, ha teorizzato dieci anni
fa. Esito di un certo femminismo anti-genere (la maternità non connota la
donna) – di fatto maschilista, ma qui non importa. Il rifiuto della procreazione
è di fatto “postumano”.
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