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Meloni e la palla al centro
Meloni gestisce un partito, da lei fondato, che ragiona
e chatta di “comunisti che ci hanno venduto all’Europa”, o a Big Pharma, o all’Africa.
Lei personalmente non la pensa così, a quello che si vede. Ma fondare e gestire
un partito che chatta così (le vecchie “conversazioni da bar”, anche senza
troppe birre in corpo) è un merito o una colpa, o una zavorra da naufragio?
Il merito nella storia politica dell’Italia è
solitamente riconosciuto a chi ha saputo democratizzare le spinte eversive, che
in un paese di democrazia recente sono in vario modo forti. A Giolitti con i
socialisti, a Moro con i comunisti, a Berlusconi con i neofascisti e i
leghisti. Sarà Meloni, capo dei conservatori europei, corteggiata dai Popolari,
in grado di addomesticare il suo stesso partito?
Dovrebbe essere facile: in Italia il partito è sempre
un partito del Capo. Ma nulla di analogo ai veleni dei suoi si legge nelle chat
delle destre polacche o ungheresi – forse solo in quelle scandinave.
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