Pioggia di enigmi su Edipo – o liberare l’incesto
Attorno alla Pizia
che s’inventò il maleficio di Edipo, la sacerdotessa di Delfi Pannychis XI, convergono
Tiresia e Sfinge, i sommi artificieri dell’enigmistica. Un po’ tragici ma di
più commerciali, specie il cieco finto – in cui, pure, Camilleri, da ultimo cieco
vero, riponeva tanta fiducia. Accorrono nel momento in cui la sacerdotessa, vecchia,
stanca, e stufa d’inventarsi profezie, si pensa, con sollievo, alla morte. E
ognuno se la racconta a suo modo, la storia di Laio, Giocasta, Edipo e Creonte –
manca Antigone, ma con lei l’aggrovigliata vicenda diventerebbe insolubile. D’accordo
però su un punto: tante tragedie a Tebe, di Sfinge figlia di Laio, e di Laio,
Giocasta, Edipo, solo perché non c’era una fognatura – una fognatura avrebbe
evitato il colera cronico.
Uno scherzo. Filosofico.
Con l’andatura marciante della speciale suspense di Dürrenmatt. Ma di
nessuna filosofia, se non che non si capisce niente. Del mito, del mondo e della
vita. E un po’ anche del libello – si ride a sprazzi. Renata Colorni, che lo
propone, dice che “l’insolenza di Dürrenmatt non mira a cancellare, ma a esaltare
la presenza del vero arcano di Delfi: l’enigma”. Appunto, una lettura enigmatica.
Una sola certezza
se ne ricava: che Edipo se la godé come non mai con la sua madre Giocasta, e Giocasta,
madre puttaniera rinomata a Tebe, con questo suo figlio – che non era di Laio,
il marito eunuco, ma del capo delle guardie. Questo potrebbe venire buono, in
clima di diritti, per liberare l’incesto - Edipo è stato amante anche di Sfinge, avendo risolto il suo enigma, che anche lei potrebbe essere sua madre.
Friedrich Dürrenmatt,
La morte della Pizia, pp. 68 € 8
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