Political shaming
Fedez può ingiuriare
Mario Giordano. Lo fa, espressamente, per farsi pubblicità: usa Giordano per
dire, un giorno o due, che esiste, che Fedez esiste. Ma se lo si dicesse di lui
si potrebbe offendere.
L’editore inglese Puffin-Penguin
per rilanciare le vendite, e gli eredi per allungare le entrate, con un nuovo
copyright, modificano le opere di Roald Dahl. Non potrebbero, è un falso. Ma
non se sotto la copertura della correzione politica: riscrivono le storie di
Dahl togliendo personaggi e termini che contrastano con qualche correzione
politica a loro nota.
Non c’è un manuale
o un codice del politicamente corretto. Ma c’è, ci sono, posizioni di potere da
cui si può proclamarlo, anche con le offese: il politicamente corretto non è
una filosofia e nemmeno una ideologia, è una specie di fortezza. Dove conta mettersi
con chi conta.
Fedez può dire che
Mario Giordano ha voce sgradevole e appeal negativo. Mario non può dire,
per es., che Fedez è un buffone: non si può dire di un buffone che è un buffone.
Nemmeno di uno che “fa” il buffone – in simbiosi con Roberto Saviano: chi si
somiglia si piglia? O, per dire, che è un magnaccia, uno che si approfitta della
moglie, intelligente. Lo shaming è politico, un atto di forza.
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