sabato 4 febbraio 2023

Se il futuro è di Casini

La morte di Enzo Carra, il “martire” di Forlani sui roghi di “Mani Pulite” (che Di Pietro&Co hanno perseguitato, non potendo mettere le mani su Forlani, di cui Carra era addetto stampa), ha fatto riemergere, nelle tante rievocazioni, il ruolo subdolo di Casini. Che di Forlani era il protetto e il delfino, ma “Mani Pulite” ha lasciato fuori. Che poi si è messo con Berlusconi, di cui è stato vice-presidente del consiglio, poi con Monti contro Berlusconi. E in questa posizione ha impedito a Carra, che dopo l’assoluzione aveva ripreso l’attività politica, di continuarla, nelle liste Margherita-Pd-Unione di Centro-Scelta Civica, di cui Carra era stato anche animatore - gli ha impedito la ricandidatura al Parlamento: niente candidature per chi aveva avuto “pendenze giudiziarie” risalenti a “Mani Pulite”, stabilirono Monti e Casini, praticamente un no a Carra.
Tutto questo Casini aveva fatto in sessant’anni. Meno, in poco più di cinquanta. Senza scandalo, poiché il potere democristiano è così, cannibale. Ma questo stesso personaggio, Casini, non è diventato da ultimo 
candidato del Pd, se non membro lui stesso del partito Democratico, la cosa non è chiara, alla presidenza della Repubblica?

Si spiega che il Pd navighi sott’acqua, sia come partito, fra quattro candidati incolori alla segreteria, sia fra i partiti. 

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