Secondi pensieri - 506
zeulig
Amore – È tema da tempo slegato dalla sessualità, con la generazione del
Millennio (che non tiene la sessualità in grande considerazione), e nella
cultura generale (media, socia, editoria, la ex opinione pubblica). Anche se il
regime freudiano è sempre imperante, imposto dal mainstream americano,
in letteratura, cinema e psico-filosofia. Se ne occupano più persuasivamente da
un paio di decenni i preti ed è tutto dire. I papi Ratzinger e Bergoglio, ora
il cardinale Ravasi – dell’amore sessuale. Il cardinale ne può fare perfino il
tema dei suoi articoli, nella collaborazione giornalistica che intrattiene con
“Il Sole 24 Ore”, conservatore ma non troppo. Richiamandosi al solito al “Cantico
dei cantici”. Ma anche ai romanzi contemporanei. Si rifà, scrive, alla
“scrittrice tedesca Mariana Leky, che nel suo romanzo piuttosto vivace e
scanzonato ‘Quel che si vede da qui’”, fa dell’amore un ufficiale giudiziario,
quello che viene per espropriare. “L’amore ti coglie alla sprovvista”, questa
la citazione, “entra in scena come l’ufficiale giudiziario che si era
presentato a un contadino del nostro villaggio. Una volta entrato in scena l’amore
appiccica un sigillo su ogni aspetto della tua proprietà e dice: «Ora non è più
tuo»”. Il “Cantico dei cantici” è più raffinato, dice Ravasi, è femminista: “È
la donna a suggellare con la sua presenza la vita dell’amato”.
“Quel
che si vede da qui”, un racconto proposto quattro anni da Keller, l’editore che
ha più fiuto per le letterature germanofone, non è un romanzo sull’amore - è
una sorta di “Accabadora” del Westerwald, il bosco montuoso sul Reno, la storia di una bambina cresciuta da
una nonna che ha il dono o condanna di sapere chi morirà, chi viene a morire
(senza i tratti realistici di Michela Murgia, dentro un mondo favoloso, dal Westerwald
al Giappone, ai monasteri buddisti). Leky è una specialista di narrativa
“giovanile”, fantasiosa. Il riferimento serve al cardinale per suggellare
l’amore come un “matrimonio repubblicano”, tra viventi, destinati alla
vita.
Sull’amore
è centrata la prima enciclica del breve pontificato di Benedetto XVI, “Deus
caritas est”, anche se di impianto tradizionale, dell’amore-cura, la Sorge
di Heidegger. Più fattuale, attenta al rapporto sessuale, alla riproduzione, al
piacere, l’“esortazione postsinodale” del papa Francesco, “Amoris Laetitia”.
Machiavelli
– Rileggendo il “Principe” nel contesto biografico
di Machiavelli, come fa Gabriele Pedullà nella sua monumentale riedizione, è
l’opera di un repubblicano pentito, anche se a denti stretti. Si dimentica che
era l’operina (“piccolo dono”) scritta in fretta come petitio indirizzata
ai Medici, prima a Giuliano di Lorenzo, poi a Lorenzo, il nipote del Magnifico
che sarà duca d’Urbino, in quanto capi della Famiglia restaurata a Firenze come
signoria di fatto, perché lo riprendessero in servizio, per le sue doti di
cancelliere politico se non come cliente. Da repubblicano sconfitto. Un’opera
in questo senso “machiavellica”, anche se di nessun danno. Ma ha avviato una disputa
(disamina) ormai di molti secoli sulla buona politica.
Si può
dire della politica, volendosi spiegare questa enorme, interminabile, eco del
“Principe”, che è “machiavellica”, l’arte di barcamenarsi, con tutti i mezzi,
la violenza non esclusa. Il successo del libello – si dice che è un trattato ma
non lo è, è un insieme di considerazioni non sistematiche (schematiche), e
riflessive certo, ma non “in profondità”.
Occidente - Che vi sia un moto
unidirezionale da Ovest a Est la fisica non lo consente, Newton avendo da tempo
dimostrato che le comete, o materia celeste, attraversano gli spazi pure da Est
a Ovest, e sull’asse Nord-Sud. Viceversa, che le civiltà vadano da Est a Ovest
è stato accertato da Spengler, Frobenius e l’ultimo kaiser. Nonché dagli
antichi egizi, secondo i quali l’Occidente è la bocca dell’inferno - per il
vento caldo, polveroso, rosso, ha scoperto Dominique-Vivant Denon, il
sottopancia vispo di Napoleone, che dal deserto libico va a Ovest, impersonato
in Tifone, il gemello cattivo di Osiride, patrona del verde e fecondo Nilo a
Oriente – è l’Oriente la sede dell’anima. Anche il
recupero del jet lag è più rapido
volando verso Est.
C’è questa storia del cuore dell’Europa
che sarebbe a Oriente. È vero che il cuore della prima Europa, il regno
franco-tedesco dei maggiordomi Merovingi dopo la morte di Clodoveo e fino a
Pipino il Breve, figlio di Carlo Martello e padre di Carlo Magno, che fu
anch’egli maire du palais,
maggiordomo, prima di fondare il regno dei franchi, si disse Austrasia, luogo
classico di Sud-Est. Ma è pur vero che Faramond, il primo re merovingio, è
invenzione dello scrittore La Calprenède. E che si può dire al contrario: a
lungo restò in comune l’aquila a due teste dei Paleologhi di Costantinopoli,
passata agli Asburgo e agli zar, che si nominavano Romanov, Mosca dicendo la
Terza Roma. Ma già i bizantini si dicevano romani - il bizantinismo fu
inventato dall’Ottocento, con l’Oriente. Del resto l’Occidente prolunga
l’Oriente, non è agli antipodi.
Occidente
e Oriente sono punti mobili in astronomia e in geografia. Il sapiente Michele
Psello insegnava all’imperatore Michele VII che “per coloro che guardano da
Oriente verso Occidente le parti destre del mondo sono quelle settentrionali e
le sinistre quelle meridionali”, il contrario se uno si gira. La separazione è
un fatto di albe e tramonti, che meglio si mostrano sul mare, ma variano con le
coste che talvolta si attorcigliano, e pur stando per esempio a Est, guardano a
Ovest. Anche in termini di ascesa, l’Occidente si cerca opportunamente verso il
polo. Ma del Nord o del Sud?
Cogli
l’attimo fuggente, del domani non hai certezza, c’è questa intelligenza
all’origine dell’Occidente. Di natura prometeica: aggredire la vita come se
dovesse finire fra un giorno o un mese, e pro-gettarla come se durasse eterna,
prendendosi quindi tutto, pure l’Oriente.
E si torna
a Hegel, la storia che inizia con Erodoto è la storia dell’Occidente, cioè
dell’Europa, è l’Occidente. Ma la tecnica è pure progresso: produce più
ricchezza, e dunque sanità e pensioni, e necessariamente democrazia e
giustizia, Las Casas, Beccaria. La demonizzazione è recente, bolscevica. Roba
del dopoguerra, da guerra fredda. Oppure no: l’Occidente ha voluto a lungo fare
a meno del cristianesimo, partendo dal sistema della natura, o delle idee. Ma
le religioni crepano sotto altre religioni, non per l’ateismo, repubblicano o
sovietico – è la chiesa di Roma che ha dato ai protestanti i mezzi per combatterla.
“La vera educazione di un popolo è la sua religione”, Quinet iperlaico
assicura.
L’Occidente è il Nord. Eccetto che negli
Usa - il West, dice Borgese, è un po’ Mezzogiorno un po’ Oriente?
Alla
fine non resta che l’America – del Nord, quella latina è troppo precolombiana,
inguaribilmente. La costituzione e l’uso vogliono negli Usa la libertà senza
riserva di sovranità. Questa tradizione Kennedy ha accantonato, inserendo
l’America nella tradizione europea degli Stati. Proprio mentre in Europa lo
Stato-nazione fa bancarotta – è dell’Europa il tramonto dell’Occidente,
Spengler sbaglia perché il mondo pensa finito alle colonne d’Ercole.
(fine)
Tirannide
– Il modo migliore per instaurarla e perpetuarla
è a prima vista nell’argomentazione semplice che in materia offre Platone nella “Repubblica”,
che il tiranno mantenga con “le taglie i popoli in povertà, affinché,
costretti a pensare continuatamente a procacciarsi il cibo, essi non abbiamo il
tempo di complottare”. Ma in nessun caso così ha funzionato – anzi, le
tirannidi si abbattono solitamente per fame. La povertà è della filosofia?
zeulig@antiit.eu
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