giovedì 16 febbraio 2023

Secondi pensieri - 506

zeulig

Amore – È tema da tempo slegato dalla sessualità, con la generazione del Millennio (che non tiene la sessualità in grande considerazione), e nella cultura generale (media, socia, editoria, la ex opinione pubblica). Anche se il regime freudiano è sempre imperante, imposto dal mainstream americano, in letteratura, cinema e psico-filosofia. Se ne occupano più persuasivamente da un paio di decenni i preti ed è tutto dire. I papi Ratzinger e Bergoglio, ora il cardinale Ravasi – dell’amore sessuale. Il cardinale ne può fare perfino il tema dei suoi articoli, nella collaborazione giornalistica che intrattiene con “Il Sole 24 Ore”, conservatore ma non troppo. Richiamandosi al solito al “Cantico dei cantici”. Ma anche ai romanzi contemporanei. Si rifà, scrive, alla “scrittrice tedesca Mariana Leky, che nel suo romanzo piuttosto vivace e scanzonato ‘Quel che si vede da qui’”, fa dell’amore un ufficiale giudiziario, quello che viene per espropriare. “L’amore ti coglie alla sprovvista”, questa la citazione, “entra in scena come l’ufficiale giudiziario che si era presentato a un contadino del nostro villaggio. Una volta entrato in scena l’amore appiccica un sigillo su ogni aspetto della tua proprietà e dice: «Ora non è più tuo»”. Il “Cantico dei cantici” è più raffinato, dice Ravasi, è femminista: “È la donna a suggellare con la sua presenza la vita dell’amato”.
“Quel che si vede da qui”, un racconto proposto quattro anni da Keller, l’editore che ha più fiuto per le letterature germanofone, non è un romanzo sull’amore - è una sorta di “Accabadora” del Westerwald, il bosco montuoso sul Reno, la storia di una bambina cresciuta da una nonna che ha il dono o condanna di sapere chi morirà, chi viene a morire (senza i tratti realistici di Michela Murgia, dentro un mondo favoloso, dal Westerwald al Giappone, ai monasteri buddisti). Leky è una specialista di narrativa “giovanile”, fantasiosa. Il riferimento serve al cardinale per suggellare l’amore come un “matrimonio repubblicano”, tra viventi, destinati alla vita.    
Sull’amore è centrata la prima enciclica del breve pontificato di Benedetto XVI, “Deus caritas est”, anche se di impianto tradizionale, dell’amore-cura, la
Sorge di Heidegger. Più fattuale, attenta al rapporto sessuale, alla riproduzione, al piacere, l’“esortazione postsinodale” del papa Francesco, “Amoris Laetitia”.
 
Machiavelli
– Rileggendo il “Principe” nel contesto biografico di Machiavelli, come fa Gabriele Pedullà nella sua monumentale riedizione, è l’opera di un repubblicano pentito, anche se a denti stretti. Si dimentica che era l’operina (“piccolo dono”) scritta in fretta come petitio indirizzata ai Medici, prima a Giuliano di Lorenzo, poi a Lorenzo, il nipote del Magnifico che sarà duca d’Urbino, in quanto capi della Famiglia restaurata a Firenze come signoria di fatto, perché lo riprendessero in servizio, per le sue doti di cancelliere politico se non come cliente. Da repubblicano sconfitto. Un’opera in questo senso “machiavellica”, anche se di nessun danno. Ma ha avviato una disputa (disamina) ormai di molti secoli sulla buona politica.
Si può dire della politica, volendosi spiegare questa enorme, interminabile, eco del “Principe”, che è “machiavellica”, l’arte di barcamenarsi, con tutti i mezzi, la violenza non esclusa. Il successo del libello – si dice che è un trattato ma non lo è, è un insieme di considerazioni non sistematiche (schematiche), e riflessive certo, ma non “in profondità”.
 
Occidente - Che vi sia un moto unidirezionale da Ovest a Est la fisica non lo consente, Newton avendo da tempo dimostrato che le comete, o materia celeste, attraversano gli spazi pure da Est a Ovest, e sull’asse Nord-Sud. Viceversa, che le civiltà vadano da Est a Ovest è stato accertato da Spengler, Frobenius e l’ultimo kaiser. Nonché dagli antichi egizi, secondo i quali l’Occidente è la bocca dell’inferno - per il vento caldo, polveroso, rosso, ha scoperto Dominique-Vivant Denon, il sottopancia vispo di Napoleone, che dal deserto libico va a Ovest, impersonato in Tifone, il gemello cattivo di Osiride, patrona del verde e fecondo Nilo a Oriente – è l’Oriente la sede dell’anima. Anche il recupero del jet lag è più rapido volando verso Est.
C’è questa storia del cuore dell’Europa che sarebbe a Oriente. È vero che il cuore della prima Europa, il regno franco-tedesco dei maggiordomi Merovingi dopo la morte di Clodoveo e fino a Pipino il Breve, figlio di Carlo Martello e padre di Carlo Magno, che fu anch’egli maire du palais, maggiordomo, prima di fondare il regno dei franchi, si disse Austrasia, luogo classico di Sud-Est. Ma è pur vero che Faramond, il primo re merovingio, è invenzione dello scrittore La Calprenède. E che si può dire al contrario: a lungo restò in comune l’aquila a due teste dei Paleologhi di Costantinopoli, passata agli Asburgo e agli zar, che si nominavano Romanov, Mosca dicendo la Terza Roma. Ma già i bizantini si dicevano romani - il bizantinismo fu inventato dall’Ottocento, con l’Oriente. Del resto l’Occidente prolunga l’Oriente, non è agli antipodi.
Occidente e Oriente sono punti mobili in astronomia e in geografia. Il sapiente Michele Psello insegnava all’imperatore Michele VII che “per coloro che guardano da Oriente verso Occidente le parti destre del mondo sono quelle settentrionali e le sinistre quelle meridionali”, il contrario se uno si gira. La separazione è un fatto di albe e tramonti, che meglio si mostrano sul mare, ma variano con le coste che talvolta si attorcigliano, e pur stando per esempio a Est, guardano a Ovest. Anche in termini di ascesa, l’Occidente si cerca opportunamente verso il polo. Ma del Nord o del Sud?
 
Cogli l’attimo fuggente, del domani non hai certezza, c’è questa intelligenza all’origine dell’Occidente. Di natura prometeica: aggredire la vita come se dovesse finire fra un giorno o un mese, e pro-gettarla come se durasse eterna, prendendosi quindi tutto, pure l’Oriente.
 
E si torna a Hegel, la storia che inizia con Erodoto è la storia dell’Occidente, cioè dell’Europa, è l’Occidente. Ma la tecnica è pure progresso: produce più ricchezza, e dunque sanità e pensioni, e necessariamente democrazia e giustizia, Las Casas, Beccaria. La demonizzazione è recente, bolscevica. Roba del dopoguerra, da guerra fredda. Oppure no: l’Occidente ha voluto a lungo fare a meno del cristianesimo, partendo dal sistema della natura, o delle idee. Ma le religioni crepano sotto altre religioni, non per l’ateismo, repubblicano o sovietico – è la chiesa di Roma che ha dato ai protestanti i mezzi per combatterla. “La vera educazione di un popolo è la sua religione”, Quinet iperlaico assicura.


L’Occidente è il Nord. Eccetto che negli Usa - il West, dice Borgese, è un po’ Mezzogiorno un po’ Oriente?


Alla fine non resta che l’America – del Nord, quella latina è troppo precolombiana, inguaribilmente. La costituzione e l’uso vogliono negli Usa la libertà senza riserva di sovranità. Questa tradizione Kennedy ha accantonato, inserendo l’America nella tradizione europea degli Stati. Proprio mentre in Europa lo Stato-nazione fa bancarotta – è dell’Europa il tramonto dell’Occidente, Spengler sbaglia perché il mondo pensa finito alle colonne d’Ercole.
(fine)
 
Tirannide – Il modo migliore per instaurarla e perpetuarla è a prima vista nell’argomentazione semplice che in materia offre Platone nella “Repubblica”, che il tiranno mantenga con “le taglie i popoli in povertà, affinché, costretti a pensare continuatamente a procacciarsi il cibo, essi non abbiamo il tempo di complottare”. Ma in nessun caso così ha funzionato – anzi, le tirannidi si abbattono solitamente per fame. La povertà è della filosofia?

zeulig@antiit.eu

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