lunedì 20 febbraio 2023

Troppe tasse sui redditi (di pochi) – 2

Un titolo infelice de “L’Economia” oggi, il supplemento del “Corriere della sera”, a un conteggio di Alberto Brambilla, non ne falsifica il senso: “I cittadini con un reddito superiore a 35 mila euro, compresi i pensionati, sono 5 milioni: pagano il 60 per cento delle tasse e sono esclusi da qualunque bonus”. E dunque: “Il bancomat che mantiene tutta l’Italia”.
Sembrerebbe grave, ma è come non detto.
E non è tutto, Brambilla in breve può anche dire: 1) i pensionati da 35 mila euro (lordi), che sono l’11 per cento del totale (16 milioni, di cui 7 “sociali”, totalmente o parzialmente a carico dei paganti), pagano 42 miliardi di Irpef (il 70 per cento del totale) e subiscono una rivalutazione ridotta sull’inflazione; 2) negli ultimi 13 anni le rendite mediane  e i salari più alti hanno perso il 20 per cento del potere d’acquisto; 3) negli ultimi 15 anni la spesa assistenziale è passata da 73 a 145 miliardi e i poveri assoluti anziché ridursi sono passati da 2,1 milioni a 5,6 milioni (da 6 a 8,5 quelli in “povertà relativa”). Il paese è dei furbi? Ma allora con i Parlamenti e i governi compresi.  
Questo sito recuperava alla memoria qualche giorno fa l’aureo trattatello di Fuà e Rosini, due economisti impegnati politicamente a sinistra, specialisti di scienza delle finanze, che spiegavano come la progressività fiscale è – in Italia – regressiva. A vantaggio, nel migliore dei casi, di una spesa pubblica parassitaria. Un libro del 1983. Niente è cambiato se non in peggio, da ultimo con l’alluvione demo-grillina – ma solo da ultimo.

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