Complotto per la morte di Pasolini
Una dichiarazione
d’intenti, quella del titolo, più che una inchiesta. Difficile da dimostrare,
anzi impossibile, come al solito, non è il primo film sull’assassinio che mette
in dubbio la confessione di Pelosi, il prostituto minorenne con cui Pasolini si
accompagnava - ci hanno già provato Roberta Torre e Marco Tullio Giordana tra
gli altri.
Scontato che sula
morte di Pasolini non si possa accertare più nulla, rispetto alla confessione del
suo ultimo partner sessuale, il film ricostruisce due storie poco convincenti.
Quella di un’Italia governata da forze oscure, negli anni forse più innovativi
della Repubblica, dal 1960 al 1975. E quella di una crescita di Pasolini come
capro espiatorio dell’Italia perbenista nello stesso arco di tempo, dal
successo di “Ragazzi di vita” e dei primi film. Una ricostruzione amorevole,
nel centenario della nascita, in ambito quindi celebrativo, ma una ricostruzione-verità?
Che non sarebbe forse piaciuta allo stesso Pasolini, molto perbenista di suo -
il più perbenista degli intellettuali italiani dei suoi anni. Come poeta, come
narratore, come traduttore, come uomo di cinema anche, autore di teatro, e come
elzevirista, polemista. Sull’abbigliamento, il look, le automobili, le seconde e terze case, il portamento, e la maniera
di porgere, o di non gridare, non alle manifestazioni, come sull’aborto. Cero,
c’è la questione omosessualità, di cui però solo lui si faceva un questione - anche
ossessiva, a leggere la narrativa delle tante raccolte quasi postume, e postume.
Ma più spesso, perfino in questo, corrivo a certo scandalismo borghese – si
legga “Teorema” in controluce. Fino alla banalità: ipostatizzare il male in Eni
e Cefis come progettava di fare in “Petrolio” – piace pensare che non abbia
voluto, più che non ci sia riuscito, a portare avanti il romanzo perché conscio
di tanta scioccheria, di piccole “agenzie di stampa”, per lo più di ex spie, o
pretendenti tali, ricattatorie, per piccole cifre.
Cefis non sarebbe
il solo burattinaio. Rispetto ad altri film sullo steso tema, questo segue un
impianto dichiaratamente complottistico. Basato sul libro dallo stesso titolo di
Speranzoni, avvocato a Bolgona, e Bolognesi, il presidente dell’associazione
tra i familiari delle vittime della strage alla stazione di Bologna il 2 agosto
1980, deputato Pd, che il “Pasolini, un omicidio politico” ancorano a Piazza
Fontana e e alle stragi successive. In un certo senso riduttivo: l’assassinio
di un poeta è altra cosa, più drammatica di un delitto politico.
Presentato alla
Festa del Cinema di Roma. Con molte testimonianze, affettuose ma note, e
ininfluenti sulla trama dl delitto, di Fofi, Colombo, Benedetti, Grieco, Maraini
tra i tanti. E dei giudici Salvini e Calia, specialisti di complotti.
Paolo Fiore
Angelini, Pasolini, cronologia di un delitto politico, Sky Documentaries
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