martedì 14 marzo 2023

Dante umanista, tacitiano

La politica sarà stata la passione dominante di Dante. Canfora dice la libertà, “il problema dei problem, per Dante e per noi”. Per noi forse sì, è un secolo che non sbrogliamo la matassa, in questo Duemila come nel Novecento, dopo l’ottimismo saputista dell’Ottocento. Per Dante è dubbio, se non in senso lato: la politica è libertà. E Dante sicuramente non è se non un politico sopra ogni altra cosa. Come delr esto Canfora sottolinea: l’imperatore Giustiniano non solo si merita il paradiso, ma anche un intero canto, può monopolizzarlo eccezionalemnte, in prima persona dalla prima parola all’ultima.
Molto spazio è poi da Canfora dedicato a Catone l’Uticense. Il Catone che alla vittoria di Cesare, al crollo quindi della Repubblica, si tolse la vita. Con qualche riserva da parte dell’accurato filologo, che per altri studi sa come Catone affossò Catilna, accusandolo falsamente di congiura. Di Catone interessa a Canfora soprattutto la sua collocazione nel Limbo. Anzi, la concezione dantesca del Limbo, il “nobile castello” per i dotti del passato. Con la conseguente anticipazione-soluzione del problema kantiano dell’autonomia dell’etica dalla fede.
Notevole è anche l’anamnesi del congedo di Virgilio, il maestro, da Dante, alla fine del Purgatorio: “Libero, diritto e sano è tuo arbitrio” - la chiave è nel finale del canto XXVII del “Purgatorio”, qui non riproposto. “Dante perviene a una noizione di libertà”, commenta Canforta, “che consiste nella consapevoleza del limite, o, per dirla con Hegel, nella consapevolezza della necessità” – “che è l’esatto contrario dell’idea banale di libertà («faccio quelo che mi pare»”.
Il filologo richiama, a proposito di questo canto, il saggio seminale di Droysen, “Grundriss der Historik”, 1868 – tradotto (tardi, in anno sfortunato, 1943) da Cantimori come “Sommario di istorica” – che porta questo passo del “Purgatorio” a supporto della sua tesi di fondo, che la storia, il movimento storico, è nella libertà. Come questo, altri richiami filologici sono la parte più gustosa, e poco o niente praticata, del saggio di Canfora. Sulle tracce, evidenti in almeno due passi di Dante, di Tacito, che pure non era stato ancora “scoperto” (lo farà Boccaccio). E di Svetonio – l’unico storico romano che, come Dante, parte da Cesare nell’elenco degli imperatori (“Caesares”).
Tre canti, “Paradiso” VI, “Purgatorio” 1, e “Inferno” XXVI, corredano il saggio di Canfora. Che è una “Conversazione su Dante” tenuta a Milano alla Fondazione Corriere della sera per il settecentenario. Una postfazione illustra il ruolo del “Corriere della sera”, su iniziativa di Paolo Di Stefano. per la istituzione della Giornata nazionale dantesca (“Dantedì”). 
Luciano Canfora,
Dante e la libertà, Solferino-Corriere della sera, pp. 111 ril. € 9,90

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