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È una crisi di sistema, alimentata dalla Fed
“È una guerra per
il dollaro – e le grandi banche”, è la sintesi di questa rapida stroncatura dei
pareri che tengono banco sulla crisi aperta dal Silicon Valley Bank. Tutti,
curiosamente, di personaggi liberal della politica e l’economia
americane. “Quando la Silicon Valley
Bank è entrata in crisi”, è l’approccio fin dalle prime parole, “molti
progressisti, e gran parte dei media, immediatamente denunciarono cattiva
gestione, favoritismi e debolezze normative. Ma se queste sono le vere cause,
allora Svb (e Signature, e First Republic) sarebbero casi isolati, mentre è
chiaro che non lo sono. Una crisi sistemica si sta sviluppando – con una causa
sistemica”.
James Kenneth Galbraith, già famoso per essere il figlio di John
Kenneth Galbraith, il teorico anni 1960 della “società affluente”, nonché
diplomatico, ma di suo economista stimato, all’università del Texas a Austin, demolisce
le analisi di Summers (la banca non dovrebbe convertire i depositi in prestiti e
investimenti a lungo termine - “ma questo, più o meno, è quello che una banca è
chiamata a fare”), Warren (Svb ha preso troppi rischi – finanziava start-up,
che sono rischiose ma anche profittevoli, molto, mentre gli investimenti in
obbligazioni del Tesoro non erano rischiosi, semmai costosi), e Krugman (il capitale
era insufficiente – il capitale è sempre insufficiente in caso di crisi, “il capitale
e la liquidità di
Svb avrebbero superato ogni test fino a pochi giorni dal crash”).
La crisi è sistemica, cioè comune a tutte le banche americane
medio-piccole. Ed è generata dalla politica della Federal Reserve, la banca centrale
Usa: “Il fattore destabilizzante è stato la
Federal Reserve”.
La politica degli alti tassi non è indirizzata a ridurre l’inflazione.
Quella da prezzi, post-pandemia, è in calo e quella da salari ha un’altra
logica, più o memo immune dal costo del denaro: “Quando Jerome Powell (il presidente
della Federal Reserve, n.d.r.) e i suoi colleghi hanno moltiplicato i tassi a
breve rispetto ai tassi a lungo termine la banca era battuta”. E lo sapevano
tutti, i gestori stessi della Svb, che hanno prontamente liquidato le loro
azioni della banca: “Quando la curva dei rendimenti si in verte – grazie a una
politica monetaria restrittiva – alla fine una delle due deve accadere. O la
banca aumenta i suoi tassi sui depositi, e si assume la perdita, o i grandi depositi
lasceranno la banca per l’investimento diretto in titoli del Tesoro a breve e in
fondi monetari”.
Adesso che succederà? “La stupidità – o l’economicistica mentalità da
gregge - è sorprendente”. Ma, “personalmente”, conclude l‘economista, “voto per
il disonesto più che per lo stupido. La Fed lavora – come un saggio monetarista
repubblicano mi spiegò molti anni fa – per le banche più grandi”.
James K. Galbraith,
What Elizabeth Warren, Larry Summers, and Paul Krugman All Got Wrong About
SVB, “The Nation”, free online
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