lunedì 27 marzo 2023

È una crisi di sistema, alimentata dalla Fed

“È una guerra per il dollaro – e le grandi banche”, è la sintesi di questa rapida stroncatura dei pareri che tengono banco sulla crisi aperta dal Silicon Valley Bank. Tutti, curiosamente, di personaggi liberal della politica e l’economia americane. “Quando la Silicon Valley Bank è entrata in crisi”, è l’approccio fin dalle prime parole, “molti progressisti, e gran parte dei media, immediatamente denunciarono cattiva gestione, favoritismi e debolezze normative. Ma se queste sono le vere cause, allora Svb (e Signature, e First Republic) sarebbero casi isolati, mentre è chiaro che non lo sono. Una crisi sistemica si sta sviluppando – con una causa sistemica”.
James Kenneth Galbraith, già famoso per essere il figlio di John Kenneth Galbraith, il teorico anni 1960 della “società affluente”, nonché diplomatico, ma di suo economista stimato, all’università del Texas a Austin, demolisce le analisi di Summers (la banca non dovrebbe convertire i depositi in prestiti e investimenti a lungo termine - “ma questo, più o meno, è quello che una banca è chiamata a fare”), Warren (Svb ha preso troppi rischi – finanziava start-up, che sono rischiose ma anche profittevoli, molto, mentre gli investimenti in obbligazioni del Tesoro non erano rischiosi, semmai costosi), e Krugman (il capitale era insufficiente – il capitale è sempre insufficiente in caso di crisi, “il capitale e la liquidità di Svb avrebbero superato ogni test fino a pochi giorni dal crash”).
La crisi è sistemica, cioè comune a tutte le banche americane medio-piccole. Ed è generata dalla politica della Federal Reserve, la banca centrale Usa: “Il fattore destabilizzante è stato la Federal Reserve”.
La politica degli alti tassi non è indirizzata a ridurre l’inflazione. Quella da prezzi, post-pandemia, è in calo e quella da salari ha un’altra logica, più o memo immune dal costo del denaro: “Quando Jerome Powell (il presidente della Federal Reserve, n.d.r.) e i suoi colleghi hanno moltiplicato i tassi a breve rispetto ai tassi a lungo termine la banca era battuta”. E lo sapevano tutti, i gestori stessi della Svb, che hanno prontamente liquidato le loro azioni della banca: “Quando la curva dei rendimenti si in verte – grazie a una politica monetaria restrittiva – alla fine una delle due deve accadere. O la banca aumenta i suoi tassi sui depositi, e si assume la perdita, o i grandi depositi lasceranno la banca per l’investimento diretto in titoli del Tesoro a breve e in fondi monetari”.
Adesso che succederà? “La stupidità – o l’economicistica mentalità da gregge - è sorprendente”. Ma, “personalmente”, conclude l‘economista, “voto per il disonesto più che per lo stupido. La Fed lavora – come un saggio monetarista repubblicano mi spiegò molti anni fa – per le banche più grandi”.   
James K. Galbraith,
What Elizabeth Warren, Larry Summers, and Paul Krugman All Got Wrong About SVB, “The Nation”, free online

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