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Il futuro dell’Europa si fa in America
La “transizione
verde” europea - gli investimenti previsti per il passaggio alla mobilità elettrica
entro una dozzina d’anni – si farà in America? Tutto lo lascia supporre. I 369
miliardi di dollari di aiuti alle imprese americane dell’Inflation Reduction
Act, varato da Biden a Ferragosto, alle imprese che operano in America, sono
una calamita irresistibile.
Quella di Biden è
una legge protezionistica, sotto il titolo incontestabile, ma la risposta europea,
prevista per metà marzo, il Net Zero Industry Act, si preannuncia debole. Molti
investimenti sono già sospesi in Europa, e in via di emigrazione negli Stati
Uniti.
Volkswagen ha sospeso
il progetto d’impianto per fabbricare le batterie elettriche previsto in Europa
dell’Est, con l’intenzione annunciata di spostarlo negli Stati Uniti. Dove lo
stesso progetto beneficerebbe di 9-10 miliardi di dollari, in sussidi, credito a
condizioni di favore, e benefici fiscali. Praticamente il costo dell’impianto.
Con Volkswagen si muoveranno Audi, che fa parte del gruppo, e Bmw.
Con i gruppi Vw e
Bmw, anche l’americana Tesla studia di abbandonare la Germania, la gigafactory
che aveva in progetto a Berlino per la produzione di celle. L’associazione europea
Transport&Environment prevede già che due terzi della capacità produttiva
di celle per batterie elettriche di cui l’Europa avrà bisogno verranno ora prodotti
in America.
Difficile sapere
quanto gli annunci di Volkswagen, Bmw, Tesla siano una forma di pressione sulle
decisioni che Bruxelles dovrà prendere a metà mese. Ma molti sono i progetti
europei già accantonati o sospesi, dopo la legge di Biden. La svedese
Northvolt, pur senza il clamore mediatico di Volkswagen, ha sospeso un progetto
di fabbrica di celle in Germania perché avrebbe titolo a “ricevere più di 8 miliardi
di dollari in sussidi” per lo stesso impianto negli Stati Uniti. La slovacca InoBat
ha sospeso gli accordi già siglati per megaimpianti in Serbia e in Spagna.
In totale sono 50
i progetti europei per la produzione di celle per batterie elettriche automobilistiche
che ora sono in fase di stallo, secondo Transport&Environment. Per una capacità
di 1,2 milioni di terawattore, una potenza in grado di muovere 18 milioni di
macchine elettriche.
In stallo sono
anche i progetti europei di semiconduttori. Il più grande dei quali, dell’americana
Intel, aveva l’Italia al primo posto per la localizzazione. Un’altra legge ferragostana
di Biden, meno chiacchierata dell’Ira ma non meno sostanziosa, il Chips and
Sciences Act, è dotata di 200 miliardi di dollari, per incentivi e contributi.
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