giovedì 9 marzo 2023

Il futuro dell’Europa si fa in America

La “transizione verde” europea - gli investimenti previsti per il passaggio alla mobilità elettrica entro una dozzina d’anni – si farà in America? Tutto lo lascia supporre. I 369 miliardi di dollari di aiuti alle imprese americane dell’Inflation Reduction Act, varato da Biden a Ferragosto, alle imprese che operano in America, sono una calamita irresistibile.
Quella di Biden è una legge protezionistica, sotto il titolo incontestabile, ma la risposta europea, prevista per metà marzo, il Net Zero Industry Act, si preannuncia debole. Molti investimenti sono già sospesi in Europa, e in via di emigrazione negli Stati Uniti.  
Volkswagen ha sospeso il progetto d’impianto per fabbricare le batterie elettriche previsto in Europa dell’Est, con l’intenzione annunciata di spostarlo negli Stati Uniti. Dove lo stesso progetto beneficerebbe di 9-10 miliardi di dollari, in sussidi, credito a condizioni di favore, e benefici fiscali. Praticamente il costo dell’impianto. Con Volkswagen si muoveranno Audi, che fa parte del gruppo, e Bmw.
Con i gruppi Vw e Bmw, anche l’americana Tesla studia di abbandonare la Germania, la gigafactory che aveva in progetto a Berlino per la produzione di celle. L’associazione europea Transport&Environment prevede già che due terzi della capacità produttiva di celle per batterie elettriche di cui l’Europa avrà bisogno verranno ora prodotti in America.
Difficile sapere quanto gli annunci di Volkswagen, Bmw, Tesla siano una forma di pressione sulle decisioni che Bruxelles dovrà prendere a metà mese. Ma molti sono i progetti europei già accantonati o sospesi, dopo la legge di Biden. La svedese Northvolt, pur senza il clamore mediatico di Volkswagen, ha sospeso un progetto di fabbrica di celle in Germania perché avrebbe titolo a “ricevere più di 8 miliardi di dollari in sussidi” per lo stesso impianto negli Stati Uniti. La slovacca InoBat ha sospeso gli accordi già siglati per megaimpianti in Serbia e in Spagna.
In totale sono 50 i progetti europei per la produzione di celle per batterie elettriche automobilistiche che ora sono in fase di stallo, secondo Transport&Environment. Per una capacità di 1,2 milioni di terawattore, una potenza in grado di muovere 18 milioni di macchine elettriche.
In stallo sono anche i progetti europei di semiconduttori. Il più grande dei quali, dell’americana Intel, aveva l’Italia al primo posto per la localizzazione. Un’altra legge ferragostana di Biden, meno chiacchierata dell’Ira ma non meno sostanziosa, il Chips and Sciences Act, è dotata di 200 miliardi di dollari, per incentivi e contributi.   

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