astolfo
Elsa – Elsa Triolet,
sposata Aragon, e Lilja Brik, musa e caretaker di Majakovskij, erano
sorelle, nate Kagan. Di Majakovskij la prima attrazione fu per Elsa – o di Elsa
per Majakovskij. Ma la più Lilja, più svelta, lo catturò per sé. Il destino di
Elsa si compirà del resto fuori dalla Russia, altrettanto operosa quanto la
sorella Lilja lo sarà in patria – per amore entrambe di patria? queste cose non
si sanno, ma “si sanno”. La fragile Elsa, donna d’acciaio, ha ispirato e salvato il bastardo Aragon, comunista in Francia a tempo pieno,
poeta “pazzo di Elsa”, fortunato se non felice di scrivere “giorno e notte”,
romanziere nel tempo libero.
Nobile destino dare vita ai poeti. Nobile famiglia di mercanti e
musicisti, i Kagan. Una casa piccola per le due sorelle adulte, ma con due
pianoforti, e una mamma dall’orecchio assoluto. Elsa, bella e più brava, a scuola
d’architettura e in casa, insofferente ai bolscevichi (“come si può essere
comunisti? la rivoluzione è terribile”), ha amato i poeti, Majakovskij,
Sklovskij, Jakobson, con Jakobson dev’essere stata dura, Ehrenburg, Duchamp, Aragon.
Una bella a trazione Fiat: “Il fascino principale di una buona macchina”,
Sklovskij scrisse a Elsa a Parigi, in una lettera non spedita di “Zoo”, “è il carattere della sua
trazione, il carattere del crescere della sua forza. Una sensazione simile al
crescere della voce. Molto piacevolmente cresce la voce-trazione della Fiat:
premi il pedale del gas, e la macchina ti porta con entusiasmo” - le auto
italiane erano reputate a Parigi dopo la Grande Guerra, scriveva il
corrispondente Alvaro, “le migliori del mondo”. Anche Sklovskij, che ha vissuto
poi a Mosca riverito, dove ha scritto “Zoo o lettere non d’amore” per Elsa, non
sapeva se era bianco o rosso. Passando dal Caucaso all’Ucraina indifferente, in
una guerra che vide Kiev liberata e occupata quindici volte, di cui tre in un
giorno.
A Parigi, in un
alberghetto rue Campagne Première, esule dalla rivoluzione, Elsa visse
infilando collane, a Natale disegnando cartoline. Dando materia ai racconti
della sopravvissuta Berberova. Scrisse romanzi elevati, che non si tradussero
in francese, tradusse in russo Céline, incoraggiò i poeti francesi. Gor’kij
l’ha incoraggiata, che amava le belle donne. “È un capitolo della storia
culturale europea, quello della russa emigrata, spesso israelita”, ha notato
Federico Zeri. Sposa, amante, amica, madre dello sposo, l’angelo custode russo,
di solito più ricco d’anni, è figura centrale delle lettere e le arti in Europa
all’Ovest nel Novecento, eterea divoratrice. E i comunisti protegge in forma di
Partito - “Aragocha” ne aveva bisogno.
Formidabile coppia
sono nella cultura di mezza Europa le sorelle Lilja e Elsa, falco la grande
delle conquiste della minore. Per sé Elsa dovrà cercarsene una lontana,
dapprima André Triolet, nome poetico e musicale, un dandy che la portava in vacanza a Tahiti, e ai trentacinque Aragon
implume, benché coetaneo, che l’amore risolveva con gli amici di mano o al
bordello. Per un destino di rispondenze, mastice il fango della storia. Poeta
era il primo amore, Majakovskij, e in amore ingenuo, che Lilja volle ingorda
per sé. Ma le due sorelle si terranno compagnia tutta la vita, per essere ebree
in un paese, dice a tutti la maggiore, che è “molto antisemita”. Lilja, da
Mosca, fornirà generosa a Elsa, a Parigi, caviale, cioccolata, conserve,
liquori negli anni difficili del dopoguerra, che nel suo turpe privilegio non
soffrì, sotto il patronato di Stalin. È Lilja che dalla magione moscovita ha
aperto a Elsa, nel buio bicamere parigino, il fascino del televisore e del
magnetofono, e di Salinger del “Giovane
Holden”.
Elsa era stata con
Aragon a Mosca quando Vitali Primakov fu arrestato, nel 1936, e assassinato.
Primakov, marito pro tempore di Lilja la seduttrice. Erano ancora a Mosca nel
dicembre 1948, quando, morto Zdanov, il baluardo del realismo socialista,
Stalin fece suo vice Lysenko, il biologo che volle spezzare la catena genetica,
per creare i caratteri con appropriate condizioni ambientali, e fu sul punto di
eliminare il grano dal granaio Ucraina, il suo paese. Il poeta perse sette
chili, Elsa sette anni, la paura fu forte ma sopravvissero. Per montare in
patria i processi ai comunisti sopravvissuti, dai campi di concentramento di
Stalin. E poi tornare a vivere a Mosca, nel 1953, i pogrom contro i medici e gli intellettuali ebrei. Avendo egli
scritto, rivendicava orgoglioso, “il primo esempio nel romanzo francese del
«realismo socialista» quale è stato definito al primo congresso degli scrittori
sovietici”. In una epoca in cui i poeti, non solo gli ebrei, e i comunisti, erano
assassinati o deportati in Siberia. C’è una dignità comunista, quella dei
dignitari: formidabile forza d’animo negli occhi d’acciaio. O è il candore
della poesia.
La forza
ispiratrice della poesia è forza a ogni effetto. Attraversando altera la morte
degli altri, e ogni terrore. Specie su Aragon, che sarà direttore implacabile
di “Les Lettres Françaises” per conto del Pfc, il partito comunista francese. “Figlio
della nonna”, primo in catechismo, che si presentava alle serate surrealiste
nell’uniforme celestina degli studenti di medicina, e per prima cosa scrisse “Une vague de rêves”, una vagonata di sogni. “Contadino”
tra i passages di Parigi, che faranno da scena a Céline, ripresi al
microscopio da Benjamin. Osservatore acuto delle nature morte, e uno che sa “guardare
le donne passare”. Accusatore dei poveri sopravvissuti a Hitler e Stalin, al
loro patto, e alla guerra.
Incroci – Il Settecento illuminato era per l’incrocio. Locke
vide un gatto fare l’amore con un topo, o era una topa?, generando un animale
mezzo gatto e mezzo topo. Réaumur pretese d’incrociare galline con conigli. Si
testarono su larga scala le teorie di Fortunio Liceti, secondo cui un uomo può
fecondare le vacche e le galline, oltre alle pecore. E alla fine del se-colo
Johann Christian Fabricius scoprì che i negri si fanno per accoppiamento tra
uomo e scimmia. Dello stesso parere era Jefferson, ambasciatore a Parigi, che
ispirò la rivoluzione americana: le donne nere vogliono l’uomo bianco, gli
scimpanzé le donne nere. Inclinazione che egli coltivò, facendo una serie di
figli a Sally, la cameriera di sua figlia a Parigi, una ragazza già mulatta,
essendo figlia del suocero di Jefferson – o era creo-la? Contemporaneo della
Rivoluzione francese, Fabricius era allievo di Linneo, che le specie umane
aveva invece regolato monogeneticamente, anche se gli riusciva “difficile
persuadersi che l’europeo e l’ottentotto so-no nati dallo stesso seme”. Nulla
di nuovo, Plinio lo dice degli indiani. Plutarco rintraccia negli accoppiamenti
di Fabricius l’origine di minotauri, ondini, silvani, egipani, sfingi e
centauri. E il mito, si sa, è realtà.
Meticciato – È stato segno
di distinzione. Lo è tuttora nei paesi tropicali, nella figura del creolo –
meglio, della creola. Dove o quando la donna africana, o già creola di suo, si
incrocia con un caucasico. come il bianco era chiamato prima del politicamente
corretto. Celebrata è la bellezza dei creoli, i meticci fatti nei letti dei
padroni sontuosi - non delle padrone. Oppure, nei Caraibi e in Sud America, i nati
da un bianco e un’amerindia, per lo più – un incrocio tra bianco e amerindio. E
in Australia tra bianco e aborigena – per lo più.
Il razzismo
volendosi esatto, il meticciato si classifica per quarti di sangue non bianco,
mulatto, quarterone, ottavino, per aggettivo percentuale nella più precisa
lingua inglese, terceron (un terzo di sangue “nero” – incrocio tra bianco
e mulatto), quadroon (un quarto di sangue “nero”), o quarteron, quintroon,
sextroon, hexaroon, octaroon, decaroon, hexadecaroon (un sedicesimo
“nero”) e avanti fino a venti. Ma si è creoli solo se bianco è il padre. Meglio
– se n’è fatta poesia e musica – se si è figlia femmina, creola.
Fino a recente i
meticci si credevano sterili, per questo motivo furono detti mulatti, da mulo,
e quindi liberi di farlo. Una credenza che per le donne equivale a licenza e
per questo superò ogni evidenza contraria.
Si prenda l’octaroon
o octoroon: si riferiva a una persona con un ottavo di derivazione
africana-aborigena. Cioè chi aveva un nonno bi-razziale. Cioè, un bisnonno
africano e settebisnonni europei. Un caso del genere era Puškin – che pure era
considerato, e si considerava, avere tratti somatici negroidi, come allora si
diceva, capelli, colorito, labbra.
Vinicio Paladini – Fu
“bolscevico” dichiarato, a Roma nel fascismo, anni 1930, e poi in America, negli
anni del maccarthysmo, a cavaliere del 1953. Fu autore anche di una sorta di
anteprima, o abbozzo, del “Pasticciaccio brutto” di Gadda, con la commedia “Il
labirinto”, presentata a fine dicembre 1929 al Teatro degli Indipendenti a
Roma, di Anton Giulio Bragaglia. Il cui finale incongruo, tra il lazzo e il
pecoreccio, può fare capire perché Gadda non completò il “Pasticciaccio”. Presentata
come commedia “immaginista” (con riferimento, non detto, all’“imaginismo” di Ezra
Pound a Londra negli anni 1910, e all’“immaginario” coevo di Ejzenstein in
Russia), ma in realtà un dramma poliziesco. La moglie uccide il marito con la
complicità del proprio amante, per evitare che lasci la sua fortuna alla propria
amante, che viene anch’essa assassinata. Scopre tutto un falso inquirente, uno
che s’inventa Procuratore per il gusto del brivido, suo personale e degli inquisiti.
Il brivido fa trasalire la vedova assassina, che non ne ha mai troppo, e sposa
il falso inquirente.
Forte della nascita a Mosca, da madre russa, nel 1902, fu comunista
professo a Roma (dove la famiglia si era trasferita già nel 1903) negli anni
del fascismo. Da subito, dai suoi vent’anni, nel 1922, animatore dei “futuristi
di sinistra”. Architetto, discepolo di Balla, pittore, scenografo di film, critico d’arte, autore teatrale e cinematografico,
Poi mediatore della scena culturale europea, negli anni 1930, da Parigi e da Berlino.
Emigrato infine a New York nell’estate del 1938, scontento del conformismo
europeo, architetto d’interni fino al 1953, quando, sospettato di comunismo per
la perdurante professione di filosovietismo, ritornò in Italia, proseguendo
l’attività di architetto.
astolfo@antiit.eu
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