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La guerra del papa è mondiale
La guerra in Ucraina non “un film di cowboy, dove ci
sono buoni e cattivi”, ben divisi. Il leitmotiv del papa Bergoglio va inteso in
questo senso: 1) non è una guerra “tra Russia e Ucraina e basta. No, questa è
una guerra mondiale”, 2) “fattori internazionali” hanno portato al conflitto: “Io
vedo imperialismi in conflitto”. Il papa non lo dice, ma il senso è netto: sono
gli Stati Uniti in guerra con la Russia – e un po’ anche con la Cina.
Qualche mese dopo l’inizio della guerra, il papa
aveva condiviso le “confidenze di un uomo di Stato”, “un uomo saggio, che parla
poco”, che si era detto con lui “preoccupato per come si stava muovendo la Nato”,
“abbaiando alle porte di Mosca”. Una situazione che poteva “portare alla guerra”
dichiarata,
L’“uomo di Stato” è stato individuato in Angela Merkel, che però
era fuori scena politica già all’epoca, e mai era stata in sintonia col Vaticano.
Più verosimilmente è il presidente della Germania Steinmeier, con cui il papa
ha avuto più incontri. Un’analisi comunque, la sua, in linea con quella tedesca,
il cosiddetto “asse renano”, col quale il Vaticano ha sempre condiviso l’autonomia
europea e l’ordine mondiale multilaterale.
Il papato Bergoglio è decisamente
puntato su una chiesa meno eurocentrica, ma anche multipolare – il papa non è “il
cappellano dell’Occidente” (Andrea Tornielli, direttore della comunicazione del
Vaticano).
Al rischio di guerra in Europa il papa assomma l’offensiva
americana contro la Cina, con la quale invece ha sottoscritto e mantiene un accordo.
Gli Stati Uniti hanno esercitato forti pressioni sul papa per indurlo a recedere
dall’accordo. Il segretario di Stato di Trump, Mike Pompeo, lo ricorda più
volte nell’autobiografia. Anche Biden, nella visita al papa a fine ottobre
2021, avrebbe toccato questo tasto, seppure con delicatezza, senza però far
deflettere il papa.
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