Meno cinesi, più produttività, Dragone imbattibile
La Cina in crisi demografica punterà sulla
produttività? È lo scenario più probabile, e renderà la Cina molto più
competitiva di quanto lo è già ora.
Tutte le proiezioni demografiche danno la popolazione
cinese in contrazione, e più marcatamente nelle fasce d’età lavorative, tra i
15 e i 64 anni. La popolazione cinese in età lavorativa, che era di 989 milioni
nel 2020, è prevista ridursi a 931 milioni nel12035. Mentre la fascia dai 65
anni in su va verso il raddoppio, da 180 a 315 milioni.
Gli stessi movimenti si prospettano in Occidente, ma
molto più contenuti. La popolazione europea (Russia esclusa) 15-64 si contrarrà
da 485 a 451 milioni – con i sessantacinquenni e oltre in crescita da 43 a 180
milioni. Negli Usa, invece, la popolazione lavorativa aumenterà, seppure di
poco, da 219 a 224 milioni – e i pensionati passeranno da 55 a 78 milioni.
Per compensare lo squilibrio demografico la Cina punta
sull’incremento della produttività. Uno sviluppo per il quale ha margini larghi.
Rendendo la sfida più incisiva contro l’Occidente.
La Cina è sempre stata ed è ancora competitiva con una
produttività infima rispetto a quella occidentale. L’indice di prodotto per
occupato, a parità di potere d’acquisto, che la Banca Mondiale elabora, vede la
Cina a nemmeno un quarto del livello di produttività americano, con 33 mila dollari
di valore aggiunto per occupato contro i 136 mila Usa – 98 mila in Europa, 77
mila in Giappone.
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