No alla Nato mondiale
“Keep the Russians out, the Americans in, and the Germans
down”, tenere i Russi fuori, gli Americani dentro e i Tedeschi sotto”, è l’obiettivo
dell’Alleanza Atlantica, poi Nato, secondo il suo primo segretario, Lord Ismay –
il generale della Indian Army che era stato l’assistente militare di Churchill.
Uno che, come Churchill, parlava come pensava. Come era vero, o giusto che
fosse: la Naro era, è, un’organizzazione difensiva.
Ora questa alleanza è assurta a scelta di civiltà. Ma per chi?
Per l’Europa certamente no. Non solo per quanto riguarda i Russi e i Tedeschi.
Non c’è concordia agli Esteri, e nemmeno alla Difesa, sul progetto
americano di fare della Nato una Forza
di Pacificazione mondiale. Non se ne è mai discusso in sede multilaterale. Nemmeno
all’ultimo vertice, a fine giugno a Madrid. Ma è ben nei fatti. Per la Nato,
come per ogni altra evenienza internazionale, il covid, la Cina, la transizione
green, con l’amministrazione Biden non c’è dialogo preliminare. C’è solo
da prendere atto delle sue decisioni, e dei suoi programmi, per lo più non
dichiarati.
L’estensione Nato si fa sotto traccia, senza dirlo, con un’esercitazione,
una missione, un avamposto, anche un base
militare, anche piccola – giusto per l’impegno. Ma a che fine, e con che mezzi,
non è dato sapere
C’è anche irritazione, seppure sottotraccia. Per una presidenza,
quella di Biden, che ha aperto in poche settimane due fronti caldi mondiali un
anno fa o poco più, a Taiwan e in Ucraina. Che potrebbe procrastinarsi con l’annuncio
di una ricandidatura Biden – di brigare la riconferma alla presidenza.
Il pensiero di lord Ismay andrebbe tenuto presente ora che si
vuole fare della Nato una scelta di civiltà, portando l’Europa all’Indo-Pacifico.
A confrontarsi cioè militarmente con le Cina – o con la Corea. L’India, che dell’Indo-pacifico
è la metà o poco meno, ed ha con la Cina contrasti militari di frontiera non di
poco conto, non è altrettanto militante, Meloni ha constatato nella visita recente
a Nuova Delhi.
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