Giorgia Meloni è presidente dei Conservatori e
Riformisti Europei (Ecr, European Conservative Party), che però è uno dei raggruppamenti
più piccoli rappresentati a Bruxelles. Solo due paesi, oltre all’Italia, sono
governati da esponenti dei Conservatori e Riformisti, la Polonia e la
Repubblica Ceca.
Una delegazione Ecr, molto folta, presieduta da un
europarlamentare di Meloni, Italo Procaccini, partecipa oggi al forum dei Repubblicani
conservatori americani nel Maryland, che dovrebbe intronare Trump come sfidante
di Biden di nuovo alle presidenziali del 2024. In Europa, dove i governi di
destra sono numerosi, più di quelli di centro-sinistra, fanno capo invece di più
all’Alde, Alleanza dei Liberali e dei Democratici per l’Europa, e ai Popolari.
Di destra dichiarata, al punto da essere messo in mora dalla Commissione di
Bruxelles sui diritti civili, c’è anche l’Ungheria di Orban, ma Orban fa parte
del partito Popolare europeo, non dei Conservatori. Così come la destra al
governo in Svezia, il Partito Moderato di Uli Kristersson.
La maggior parte dei conservatori sono più vicini ai
Popolari in tema di federalismo debole, e di diritti civili anch’essi deboli, o
misurati. Di destra ma Popolari, oltre Orban, sono i governi di Austria, Cipro,
Croazia, Grecia, Irlanda, Ungheria, Romania, Lettonia, Lituania, Slovacchia.
Molti conservatori sono nell’Alde – volendosi
distinguere per l’approccio liberale, più che conservatore: la prima ministra
dell’Estonia Kallas, il primo ministro Rutte in Olanda, i fiamminghi al governo
in Belgio, i Liberali tedeschi, nel governo di coalizione in Germania.
Meloni può vantare parentele solide fuori
dall’Europa, essendo il suo Ecr (European Conservative Reformist Party)
affiliato all’internazionale conservatrice fondata nel 1983 da Margaret
Thatcher, George Bush, Helmut Kohl e Jacques Chirac, l’Unione Democratica
Internazionale, Idu (International Democrat Union). Oggi acquartierata a Monaco
di Baviera, con ottanta membri, di sessanta paesi, presieduta dall’ex primo
ministro canadese Stephen Harper.
Gli altri governi Ue sono progressisti, come la
maggioranza nel Parlamento. Eccetto la Francia, Macron fa parte a sé. Fuori
schemi solo la Bulgaria, con un governo, del “tecnico” Galb Donev, che ha la
fiducia del presidente Rumen Radev.
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