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Complotto - Si crea un
nemico, e poi lo “difende” – lo attrezza, lo arricchisce o potenzia, lo
migliora, se lo rende invincibile. È una creazione, una proiezione di sé: chi
non ha iniziativa forza, coraggio, fortuna, di fare da sé s’immagina di combattere
l’Altro che si crea, nelle forme che egli stesso elabora.
Vive, vegeta, prospera, si moltiplica perché impossibile “dimostrare” il
contrario. Scava nella buona coscienza e nella buona fede, la altrui ma anche
la propria, se ne fa aggio, tradendola ovviamente. Sempre su un presupposto proprio,
quello che uno si pone.
È ipotesi (pattern, modalità) mentale, o delectatio, da
tempo di pace. Da tempo in cui, cioè, non urgono minacce esistenziali reali.
Non è stato così nel caso della pandemia da covid. Ma per una trahison des
clercs, degli specialisti, degli scienziati. In parte in malafede, per
eccessiva specializzazione, oppure protagonismo, mediatico, politico, di
potere, anche solo accademico. In parte senza colpa, perché la scienza è reputata
asettica, non pregiudicata (politicizzata, fidelizzata, comunque prevenuta):
libera e intelligente, di intelligenza incontestabile. Mentre la scienza, già
come ricerca, ma anche come campo scientifico, è un coacervo massimamente
litigioso – può esserlo, di fatto lo è, in troppe occasioni.
Manomorta – Si può dire la
risorgiva della borghesia italiana. Che per questo è pusillanime, corrotta più
che innovativa o avventurosa, e più nella sua persistente, ininterrotta
simbiosi col potere politico – in altra cultura si direbbe lo Stato. A intervalli
nemmeno molto spaziati tra di loro.
La manomorta propriamente detta è costituita dai beni degli enti ecclesiastici,
parrocchie comprese, che pure esplicano funzioni pubbliche, e si può ritenere
conclusa con le leggi eversive, pre- e post-unitarie. Quella del Regno di
Sardegna, 1855, portò alla “nazionalizzazione” 399 conventi e 1.700 benefici
ecclesiastici, per un valore stimato in lire di allora di 3,651 milioni - dai
dati riportati da Lucetta Scarafia, “Il contributo dei cattolici
all’unificazione”, in “I cattolici che hanno fatto l’Italia”. Quella del 1866 portò
alla “nazionalizzazione” di 37.031 enti ecclesiastici, per un controvalore di
321,3 milioni di lire, per metà di immobili e per metà di valori mobiliari. Di
valore reale, però, decuplicato o centuplicato. Ciò che lo Stato ne ricavò,
vendendo (da cui i valori ufficiali della “eversione”), fu infatti poca cosa:
la parte del patrimonio ecclesiastico che andò ai privati fu svenduto, a favore
di amici e protetti, la parte immobiliare destinata al demanio (caserme, scuole,
uffici) richiese grossi appalti – la forma privilegiata di finanziamento delle clientele
personali e politiche.
Oggi è l’enorme “terzo settore”, dei servizi pubblici pagati dallo Stato
in appalto ai privati, con criteri contrattali laschi e senza controlli, un
settore in crescita tumultuosa. In quarant’anni è cresciuto fino a gestire 80
miliardi di euro, il 5 per cento del prodotto interno lordo.
Si suole dire che in Italia non c’è borghesia. Lo ha sostenuto anche il Grande Borghese Scalfari:
“La borghesia è la classe di chi ha un reddito che supera l’appagamento dei beni
necessari e che può pertanto farsi carico anche del bene comune. In Italia
questo non è avvenuto”.
Questo non è vero. Una borghesia in Italia è bensì attiva, nella
produzione e negli affari, perfino più industriosa che in altre nazioni. Ma si
nega. Un negarsi che è molto borghese – fa alta borghesia, nobiltà dello
spirito – ma in Italia caratteristicamente risponde al bisogno di differenziarsi
dal rank-and-file della classe sociale, le turbe che vivono della
rendita pubblica.
Psicoanalisi – È la
stregoneria ammodernata? Il riferimento è per ridere ed è vecchio, ma Feynman
spiega seriamente perché (“Il senso delle cose”. 118). Con un parallelo solo all’apparenza
capzioso. Le idee, le ipotesi, emergono a caso, “di solito sono frutto di
analogie, ma a volte questo sistema porta a errori madornali”. E fa il
parallelo fra “un’età prescientifica” e “l’analogo nella nostra epoca”. Quale?
La scienza psicoanalitica. Lo stregone, racconta il fisico americano, dice di
saper curare le malattie. Il chinino pure. Il chinino funziona. Allo steso modo
come dice lo stregone: “Ci sono spiriti dentro il corpo del malato che bisogna
aiutare a uscire, soffiandoli via, cose di questo genere”. Il malato che faccia
parte della tribù va dallo stregone, “perché ne sa più di chiunque altro”,
magari continuando a dirgli che è uno sbruffone, e che giorno verrà che se ne
farà giustizia. Noi, che non apparteniamo a una tribù, siamo anche esenti dalle
stregonerie? No, se guardiamo agli psicoanalisti e agli psichiatri, “a quante
teorie complicate sono riusciti a tirar fuori in un tempo infinitesimo”, senza
confronto con qualunque altra scienza: “Tutto questo gran castello, e le pulsioni,
le inibizioni, l’Io e l’Es, e le funzioni, le tensioni…. Non può essere tutto
vero”. Per un motivo semplice: “Sarebbe troppo perché una sola mente (o poche
menti) ci potesse arrivare in così breve tempo”. Ma, facendo parte della tribù,
“non c’è nessun altro a cui rivolgersi, c’è solo lo stregone”.
Opinione Pubblica – Il “caso”
meglio è raccontato meno ha la probabilità di eserte “vero”, se non nella sua singolarità
è il problema dell’Opinione pubblica – dei media, della comunicazione. Più è
singolare, più è convincente, meno, contrariamente all’opinione corrente, è
vero in senso lato, sistemico – è individualizzato.
Sapere (capire) per credere: è facile, perfino “normale”, fare leva su
questa equazione per diffondere il falso – violento, abietto. Caso abnorme è
quello dell’Italia con la giustizia. Delle cronache di giustizia, opera di furberie
composite, neppure tanto sottili, anzi di proposito aggressive: indiscrezioni,
insinuazioni, allusioni, il cosiddetto armamentario del sospetto, che rende ogni
difesa inutile. Per un semplice sofisma: fare leva sul bisogno di verità, urgenza
di verità, per diffondere il falso, imporlo, impiantarlo nella buona coscienza,
dopodiché diventa non sradicabile. Si crede per fede. All’opposto cioè del processo
comunicativo che si chiama opinione pubblica, che esige invece lealtà e fondatezza.
Prova – Si fanno i
santi per un solo miracolo. Ma un solo esito non basta per comprovare una
teoria o ipotesi scientifica – si fanno i santi per atto di fede: la
probabilità è zero in un solo caso, che può essere fortuito. Il “come te lo
spieghi?” che conclude l’esposizione di un fatto o evento, un tentativo, un
esperimento, uno solo, può avere mille e una risposta, cioè una spiegazione che
opera nel campo vasto del fortuito, senza essere una prova di causa-effetto.
Statistica e probabilità sono temi matematici, che necessitano di un campione
di casi vasto.
Tribù – Una categoria sociopolitica
abbandonata, nella concezione comune del progresso come freccia, una delle più
scadenti se non vecchie, comunque perenta, e invece ben viva. Non solo nello
spirito variamente comunitario che si moltiplica da alcuni decenni, nazionale,
territoriale, confessionale, perfino razzista. Di più nei comportamenti,
raramente inclusivi, per lo più selettivi, in bade ad affinità non elettive ma
di derivazione – legami “ancestrali”.
Oggi, epoca
massimamente scientifica e razionale, lo spirito tribale è sempre forte,
argomenta il fisico premio Nobel Feynman “Il senso delle cose”, proprio per la
credulità che si riterrebbe espunta. Per la credulità scientifica. Feynman lo
argomenta ironicamente, ma non tanto, a proposito della psicoanalisi (v.
sopra).
zeulig@antiit.eu
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