Verde in mimetica
Perdono consensi i Verdi in Germania, nei sondaggi nazionali
e nelle elezioni locali, che due anni fa si candidavano a primo partito, ora
che sono al governo. Ma non per la partecipazione al governo socialdemocratico,
con la destra Liberale, di Olaf Scholz, a stare ai sondaggi. Perché non apprezzano
il bellicismo della loro leader, Annalena Baerbock, in qualità di ministro degli
Esteri del governo Scholz: le cronache della guerra vedono Baerbock molto militante
per l’Ucraina, e quasi pronta alla guerra contro la Russia.
Il calo dei Verdi può più probabilmente essere l’effetto
dell’atteggiamento moderato e pragmatico dell’elettorato tedesco, che si pone
il problema di cambiare, di ventilare la politica, ma non troppo. I Verdi erano
i primi nei sondaggi alle elezioni federali di settembre 2021, presero a straparlare,
e al voto sono arrivati terzi.
Il cancelliere Scholz, che per statuto ha anche
poteri di intervento nella gestione ministeriale (il cancelliere è una posizione
molto più solida del presidente del consiglio) e ha una struttura di affari esteri,
l’ha molto rafforzata in questo anno e mezzo. Tradizionalmente, anzi, è sempre
stato il cancelliere ad avere la parola definitiva in politica estera, con
Bismarck ma anche prima e anche dopo - Adenauer, Brandt, Schmidt, Kohl, la
lista sarebbe lunga.
Baerbock aveva debuttato con un programma di “politica
estera femminista” – “promuovendo le donne nel ministero, parlando delle donne,
incontrandole e ascoltandole” (a questo fine ha pure avviato subito una riforma
del ministero, di cui poi non si è saputo nulla). Ma anche di “politica estera
basata sui valori”, e quindi poco propensa alla diplomazia, al calcolo.
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