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Verso un mondo sinocentrico
Il presidente cinese Xi Jinpjng a Mosca non risolverà
la guerra. Né all’evidenza se lo propone. Ne approfitta come tribuna di sicuro
richiamo mondiale, con la guerra in corso, per un messaggio distensivo. In una
polarizzazione che l’Occidente ha creato. Non è suo interesse della Cina che
Mosca faccia pace con Kiev, o che Kiev faccia pace con Mosca: il suo scopo è
diffondere il messaggio “Nessuno è superiore agli altri”. Un messaggio, per quanto
non veritiero, di inoppugnabile appeal.
Il messaggio è rivolto agli Stati Uniti di Biden. Ma
dipiù al mondo intero. Di cui è certo l’apprezzamento. Dell’India come dell’Indonesia,
o del Brasile. Ma anche del Gippone, per dire. I dazi e contingenti anticinesi
di Biden sono gli stessi tentati, e in parte applicati, dagli Stati Uniti contro
il Giappone trentacinque anni fa – correvano allora pubblicazioni del genere “The
Coming War with Japan”, e non per ridere – opera di George Friedman, l’imprenditore
ugroamericano animatore di Geopolitical Futures (con la moglie Meredith LeBard,
1991).
Nei trent’anni della globalizzazione la Cina ha
mutato le coordinate della potenza mondiale. Proponendosi non come superpotenza,
o potenza “liberatrice”, “guardiana della libertà”, ma come campione del multilateralismo.
Di una Nuova Globalizzazione, o Globalizzazione Riformata, in cui non c’è più l’Occidente,
leggi gli Stati Uniti, a dettare le regole, ma in condizioni di stabilità e var
chi aperti per tutti.
L’opinione prevalente è che Xi non farà un passo verso
Biden. Non avendone bisogno sul piano economico – troppi investimenti americani
in Cina, troppi investimenti cinesi nel debito pubblico americano. A Pechino si
fa risalire a Biden il tentativo di aprire un “fronte Taiwan”, con la visita bellicosa
di Nancy Pelosi, e altri esponenti democratici. Biden era conosciuto, quando Xi
è emerso dodici anni fa, per opporsi alle politiche di apertura di Obama, di
cui era vice-presidente, col trattato Transpacifico e un abbozzo di multilateralismo.
Non c’è una guerra fredda all’orizzonte. Ma la Cina
sì. I cui tempi sono lunghi. Per il confucianesimo, ma anche perché non ha
elezioni dietro l’angolo, o giudici e giornalisti a caccia di scandali.
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