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Il gas è congelato in Siberia
A parte le esportazioni
in Turchia, tramite condotte esistenti, che sono però di portata limitata, il
gas russo che l’Europa non compra più non ha sbocchi. Per venderlo in India e
in Cina sono necessarie infrastrutture complesse: molto costose e, per quanto
riguarda l’India, a rischio.
Per arrivare in
India il gas russo dovrebbe passare attraverso il Pamir e l’Everest, le catene
montuose più ardue da attraversare. Oppure attraverso l’Afghanistan e il
Pakistan, uno Stato inaffidabile e uno nemico dell’India.
La fornitura alla
Cina rientra in un progetto definito Power of Siberia. La messa in produzione
di giacimenti di gas nuovi in Jakuzia, la parte orientale e più inospitale
della Siberia. E la realizzazione di una megacondotta, lunga quasi 4 mila km.,
attraverso la Mongolia, con tubi da 1 metro e mezzo di diametro, per una portata
di 60 miliardi di mc l’anno. Un progetto da 55 miliardi di dollari. Un costo
che però sarebbe sottovalutato. Il progetto è ancora da definire – la prima
data di partenza indicata dei lavori è il 2024.
Di Power of Siberia
esiste già una prima pipeline, completata nel 2019. Che ha portato in Cina da
allora 4 miliardi di metri cubi di gas l’anno – meno del 5 per cento del gas
esportato da Mosca in Germania, Italia, e altri paesi Ue. La portata di questo
primo gasdotto a regime dovrebbe essere di 38 miliardi di mc.
Altre esportazioni
la russa Gazprom effettua sotto forma di gas liquefatto (lng), dai giacimenti artici
di Yamal, attraverso tre impianti di liquefazione e una flotta di navi
metaniere. Il gas di Yamal era fornito alla Germania prima delle sanzioni europee,
a Wintershall-Basf, con una condotta che attraversava la Bielorussia e la Polonia.
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