Il nanismo industriale italiano, meno produttivo, meno retributivo
Sempre meno addetti nell’industria metalmeccanica, il
cuore del settore industriale, meno pagati. È il tratto dell’Italia al semplice
confronto, sindacale (Fiom-Cgil e Fim-Cisl), con la Germania.
Gli occupati nel settore erano nel 2020 in Germania
4.769.000, contro i 1.943.000 in Italia. Dove ogni metalmeccanico aveva lavorato
in media 1.553 ore, contro le 1.389 di un metalmeccanico tedesco – 164 ore in
più, quasi un mese di lavoro. Con una produttività ben superiore in Germania:
57 euro di valore aggiunto per ogni ora di lavoro in Germania, 39 in Italia.
Una produzione, in Italia, meno qualificata. E –
perché – parcellizzata. Cioè con investimenti in macchine e tecnologie
inferiori, e retribuzioni inferiori. “La composizione dimensionale delle
aziende” vede in Italia “principalmente aziende medio piccole (“in media 11
dipendenti in Italia contro 42 in Germania”).
La ridotta dimensione aziendale ha effetti anche sui premi
di produzione. La ricerca Fim-Cisl, su un campione di 867 aziende, con 288 mila
dipendenti, cifra un premio medio nel 2022 di 2.171 euro. Ma con una grossa differenza,
quasi di due a uno, fra i 2.470 euro delle imprese con più di 600 dipendenti, e
i 1.272 delle imprese con meno di 100 dipendenti. Il nanismo dimensionale è un
freno agli investimenti, e anche alla crescita salariale.
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