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La banda Nato, al seguito di Biden
Più che le cose trovate (rivelate) dalle
carte del Pentagono pubblicate, normali note dei servizi d’informazione degli
Stati Maggiori, meraviglia la meraviglia dei media italiani. Che pure, in
teoria, hanno un numero straordinario di inviati sui fronti di guerra. Ma solo
ora scoprono quello che si sa. Perché ne parla il “New York Times” - a cui quelle
carte sono state date, non le ha rubate, non si può. E perché l’America
comincia a chiedersi chi è veramente Biden, dietro il rictus del sorriso, e
cosa vuole.
Si “scopre” che l’Ucraina combatte con
mezzi e armamenti Nato, soprattutto americani. Che in Ucraina (e nella finitima
Polonia) operano migliaia di “specialisti” Nato. Cioè militari, non formalmente
combattenti, non stando in trincea, ma per ogni altro aspetto sì, combattenti:
americani la più parte e inglesi, con i francesi, addestratori. In artiglieria,
contraerea (antimissilistica), uso dei droni.
Difendere l’Ucraina è un conto. Ma bisogna
anche sapere come va la guerra, a che cosa tende, che cosa si prepara. E chi ci
è in mezzo. Che siamo cioè in guerra, seppure come fornitori di mezzi e armamenti
e, per ora, come addestratori – lo erano gli americani di Kennedy, quando
decisero di “aiutare” Saigon nel 1963 con migliaia di consiglieri. E che la
guerra sarà lunga, quindi imprevedibile, quindi rischiosa più di quanto appare.
Si penserebbe che sia questa l’informazione. Che invece si esaurisce nei bimbi
ucraini, che Putin massacra o ruba, e tutte le altre “notizie di guerra” fabbricate
a tavolino, come se ce la rendessero meno cruenta, e meno pericolosa.
Nelle bande c’è il cheerleader, e
c’è chi suona il piffero. Ma tutti hanno concertato prima, hanno provato e
riprovato. La “banda” Nato suona veramente a caso? Questa sarebbe una informazione terribile.
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