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La corruzione in pista
Una
miniserie di alto impatto emotivo, toccando lo sport, il settore dello
sport ritenuto il meno commerciale, l’atletica,
e nell’atletica la disciplina più francescana, la marcia. Protagonisti giovani
e belli. Con risultati sempre migliori. Finché non cadono nel doping: non propiamente nella
dipendenza, nella droga, ma nell’uso di sostanze energizzanti proibite, perché fisicamente
debilitanti, proibite dai regolamenti.
Questa
è la parte giusta della vicenda che la serie mette in mostra. Il suo senso, “ilcaso”,
è invece del doping istituzionale. Di
quando un ateta, Alex Schwazer, dopato confesso, scontata la pena ritorna a primeggiare,
e le federazioni internazionali dell’atletica, la Iaaf e la Wada, si mobilitano
per eliminarlo – la parola non è eccessiva – con un’analisi “doparta”. Con un
finto riscontro di doping in una finta analisi sulle urine di Capodanno.
Sembra
uno scherzo e invece è successo. Perché non è vero che l’atletica è vergine, il
gesto atletico è la punta di un iceberg
torbido, di interessi nazionali, di cordate politiche, e anche di
corruzione.
Massimo
Cappello, Il caso Alex Schwazer, Netflix
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