La scoperta dei latynx a Miami
Un rifacimento che
non ha nulla dei precedenti, né la passione del primo film, protagonisti Spencer
Tracy e una giovanissima Liz Taylor, né del secondo, da ridere, con Steve
Martin. Qui è un matrimonio tra latinx, come la nuovissima grammatica gender
free li vuole, tra latino-americani, ma ben diversi tra di loro, cubani e
messicani. Una sorta di ritratto sociale, del multiforme mondo latinoamericano
in America.
Una storia più acre che lieve. Su stereotipi, probabilmente, che però sono
nuovi e quindi significanti. Un po’ come il “Grosso grasso matrimonio greco”
portava sulla scena una porzione sconosciuta dell’America, presente ma ignota –
e questo è curioso, poiché i latynx sono ben un 19-20 per cento della
popolazione americana, e in Florida molti di più.
Una famiglia cubana
e una messicana vengono a contato per un matrimonio. Con un Andy Garcia
irriconoscibile, maturo architetto che si è fatto da sé, approdato negli Usa da
Cuba ragazzino su un barcone, che si è mantenuto agli studi con lavori meniali, architetto
a lungo senza clienti, e ora fra i più apprezzati, è il padre della sposa. Che
si presenta all’improvviso fidanzata, da New York dove si è confinata, e anzi con
un matrimonio da celebrare a breve, con un ragazzo messicano. Celebrare per modo
di dire, senza chiesa, senza benedizione, senza niente. Un racconto del rapido
avvicendamento di fedi e valori. Il finale è purtroppo hollywoodiano nella
maniera più melensa, ma il ritratto comunitario, di due comunità, è apprezzabile.
Gary Alazraki, Il
padre della sposa – Matrimonio a Miami, Sky Cinema
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