La vita del silenzio
Un’esperienza di
vita. E di artista, tra Italia, dove la scultrice opera, e Finlandia, il paese
di origine. Ma in Italia è cresciuta, nell’infanzia a Roma, col padre
diplomatico presso la Santa Sede, e poi negli studi, all’Accademia di Firenze,
a scuola di disegno di Primo Conti. E all’esordio, alla galleria Castelli di
Milano nel 1970. Con la sensibilità del design finlandese, che la stessa
Milano, la Triennale, aveva accreditato già vent’anni prima, nel 1951, con
l’opera di Tapio Wirkkala. Ma con un uso dei materiali che la accomuna subito,
benché giovanissima, a Burri, Consolazione, Viani, e a Tapiès, Giacometti,
Brancusi – ma anche a Marino Marini e Melotti, figurativi.
Grande maestria
dei materiali il volume documenta, specie travertino e legno, che Stenius compone
in combinazioni fantasiose, in forma di steli, bassorilievi, anche monumentali
- alcuni trittici di chiesa. Molto si diletta anche di grafica, nella quale più
confluisce la sua doppia “natura” o esperienza, del mondo finlandese (di lingua
svedese….) e di quello italiano, fiorentino, romano. Anch’essa “materiale”, pietrosa,
terrosa. Nella sintesi delle critiche d’arte Lorella Sacco e Stella Bottai che
introducono il volume: “Costante del lavoro di Stenius è la costruzione di
forme astratte pervase da elementi narrativi, lirici: poemi velati, in legno,
alluminio, marmo, e travertino, contrappuntati da rigonfiamenti in superficie,
che lei chiama «emozioni del materiale»”.
Un’edizione ricca,
perfino sontuosa, di un’opera minimalista. Dei materiali, poveri, pratici, e
dei volumi. Di un minimalismo informale. “L’informale contro la Geometria” e
fra le sue prime creazioni - e “In attesa del silenzio”. Di oggetti semplici,
come di una “moltiplicazione dei pani”, di visione, senso, augurio, desiderio.
E di ricerca coloristica, sottile ma marcata. Nelle tonalità del grigio (bigio
si direbbe meglio), e del blu. “Il blu non esiste nella lingua finlandese”,
argomenta Timo Keinänen, “quello di Stenius si direbbe di lapislazzuli”, il più
cangiante, il più lieve anche.
Con saggi, oltre
che di Sacco e Bottai, dei curatori: la pittrice Elisabeth Mladenow, altra
finlandese trapiantata (a Berlino), e Timo Keinänen, “il professore innamorato
di Noto”, storico dell’arte. Una riflessione di Severi Parko, il rispettato
storico dell’arte finlandese deceduto diencui anni fa. E una testimonianza
dello scrittore Pirrko Peltonen.
Di Peltonen la monografia
riproduce la breve, ipnotizzante, introduzione al catalogo di una mostra di Lilli
Stenius molti anni fa a Roma, “Lungo i sentieri dell’acqua”: “Come sappiamo,
molte lingue hanno più parole per «blu». Il finlandese non ce l’ha, così devi
specificare : blu cielo, blu chiaro, o blu scuro. Ma sempre blu. Il «blu» di Lilli
è decisamente il blu dei lapislazzuli”. Il più magnetico, e cangiante. Ma anche
quello, ricorda lo scrittore, riservato nel Medio Evo e nel Rinascimento alla
Vergine Maria, perché di materiale raro: “Quel «blu» è divenuto il colore della
spiritualità. E dell’innocenza” – “poi c’è il nostro blu. Il blu dei laghi
finlandesi….”, a volte brillante, a volte profondo, scuro, perfino cupo”.
Molto altro, moltissimo,
Peltonen dice nelle due paginette. Degli Stenius, dunque Lilli, finlandesi parlanti
svedese, di religione cattolica romana. E dell’amicizia intrecciata con Lilli
insieme con Dario Fo. Che nel 1966, ben prima del suo straordinario successo di
pubblico in Italia (nel 1975 la rivista “Time” gli assegnerà un record di mezzo
milione di presenze, benché Fo fosse tenuto fuori dai circuiti teatrali), dava
una mano alla messa in scena a Helsinki di “Chi ruba un piede è fortunato in
amore”. La produzione aveva assunto Peltonen nel ruolo di assistente e interprete.
Insieme con Lilli, per la sua conoscenza dello svedese, lingua da cui la pièce
veniva adattata, e di italiano. I tre uscivano insieme la sera, dopo le prove.
Fo fu predentato a Lilli come “un esponente della upper class”, da un Peltonen
figlio di Guardie Rosse – le due famiglie, Stenius e Peltonen, si
fronteggiavano sullo stesso lago in estate, da opposte rive. Fo dell upper
class non è male.
Timo Keinänen-Elisabeth Mladenov (a cura di) -
Lilli Stenius, Echoes of silence, De Luca Editori d’arte,
pp. 143 sip
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