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L’immigrazione è attrazione, non invasione
L’Oim-Onu, l’organizzazione
internazionale per le migrazioni, definisce la rotta del Mediterraneo “la più
pericolosa al mondo” per le ondate migratorie, calcolando in oltre duemila l’anno
i morti nei venti anni del millennio. Una stima che precisa essere “minima”, o
al ribasso. Non tenendo cono cioè dei migranti morti nell’avvicinamento alla
costa mediterranea, nei trasferimenti o nelle lunghe attese, spesso in campi di
vera e propria detenzione.
La stessa
organizzazione valuta il fenomeno migratorio inarrestabile, in conseguenza dei
processi di urbanizzazione e proletarizzazione accelerati in corso da un paio
di decenni in Africa e in Asia meridionale - nonché in alcuni paesi dell’America
Latina, il Perù in primo luogo, l’Ecuador e l’area caraibica.
Nel quadro
statistico-demografico dell’Organizzazione, il movimento migratorio non è solo
di espulsione ma anche di attrazione: l’Europa occidentale e il Nord America
sono aree di attrazione “naturale” per via del “inverno demografico”, della
denatalità. Dall’effetto tanto più pronunciato in quanto si produce in aree di
forte intensità produttiva.
In questo quadro,
perfino un paese a grande popolazione come la Cina comincia a soffrire di mancanza
di manodopera.
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