mercoledì 5 aprile 2023

L’Italia senza braccia

L’Italia è l’unica grande economia europea con una politica dell’immigrazione solo restrittiva. Il governo conservatore inglese, che minaccia la deportazione degli immigrati irregolari in Ruanda, nel 2022 ha regolarizzato oltre mezzo milioni di nuovi arrivi – a fronte dei 90 mila italiani. La Francia, che ha semplificato le procedure giudiziarie per l’espulsione degli indesiderati, ha creato corridoi di regolarizzazione semplificata nei settori produttivi e di servizi a carenza di manodopera.
In Italia il calo demografico è più accentuato che in Gran Bretagna, Francia e Germania, e tuttavia non ha una politica di compensazione attraverso una immigrazione regolarizzata qualificata (rispondente ai bisogni): l’immigrazione resta irregolare, casuale, poco o nulla qualificata, regolarizzata ex post, per numeri sempre insufficienti, e casualmente – un continente semi-sommerso, poco o nulla produttivo.
Per i prossimi quindici anni l’Istat certifica, sulla base delle nascite degli ultimi quindici anni, una diminuzione della popolazione in età lavorativa, tra i 15 e i 64 anni, di cinque milioni – il 13 per cento del mercato del lavoro. Mentre solo per attuare i progetti del Pnrr sarebbero necessari quest’anno e il prossimo 375 mila lavoratori in più – secondo una prospezione della Banca d’Italia. In aggiunta a quelli che ormai da un anno e mezzo mancano nei servizi alla persona – ristorazione, accoglienza, collaborazione domestica – e in agricoltura, sia braccianti che operai qualificati (allevatori, trattoristi, etc.).

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