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sabato 29 aprile 2023

Ombre - 665

La guerra più sanguinosa dell’ultimo anno”, può titolare l “Economist”, ”non è stata in Ucraina, è stata in Etiopia, contro la regione secessionista del Tigré (Macallè): il mediatore della tregua, l’ex capo di Stato nigeriano Obasanjo, ha calcolato 600 mila morti. A capo dell’Etiopia c’è un premio Nobel per la pace, Abiy Ahmed Alì. Che Meloni ha appena incontrato, tra larghi sorrisi e promesse di cooperazione. L’Africa è ancora un continente sconosciuto.
 
Alì non è ahmarà ma oromo – era il capo dell’Organizzazione democratica del Popolo Oromo. Nell’Oromia è attivo un Fronte di Liberazione Oromo, che ai è unito nel 2021 al Fronte del Tigrè contro il governo centrale, con altre centinaia di migliaia di vittime.
I conflitti regionali (etnici) in Etiopia sono all’origine anche di milioni di profughi.  
 
Paolo Mieli elogia Schlein sul “Corriere della sera”: “La nuova segreteria si mostra assai abile nel rintuzzare la maggioranza, producendo ogni giorno polemiche nuove di zecca. Talvolta anche due o tre in un’unica giornata… A volte si ha quasi l’impressione che quelle «gaffe» governative siano intenzionali, parole gettate lì da navigati rappresentanti della maggioranza nella certezza che qualcuno abboccherà e ne seguirà un battibecco.” Cioè, è un gioco delle parti, ma Schlein si presta al gioco di Meloni?
 
Continua l’elogio di Mieli: Nel decennio scorso, la destra, pur travagliata da un’infinità di disavventure, fu in grado di mantenere un proprio impianto di struttura…L’attuale sinistra invece appare destrutturata come mai lo è stata nella sua lunga storia”. Cioè?
Un Mieli però esemplare dello stato attuale del Pd.
 
Reduce dalla Liberazione a Milano, Schlein va in copertina su “Vogue Italia”, nella sua prima intervista, indossandone la linea informale, la linea d’abbigliamento, e spiega che ha una consulente per queste cose, Enrica Chiccio, “un’esperta di armocronia”, di armonizzazione dei colori. E pensare, che scegliere come vestirsi, anche i colori, era un divertimento e una carta da visita. Schlein va in maschera?
 
Pronta “la Repubblica” intervista a sua volta Chiccio – “la Repubblica” al traino di “Vogue Italia”: “L’armocromia è nata per la attrici americane. Ely come le dive di Hollywood. Le mie tariffe? Da 140 a 300 euro l’ora. Sono pagata, lei non ha tempo e ha bisogno d’aiuto”.
 
Meloni porta alla ribalta per il 25 aprile la centenaria Paola Del Din, staffetta partigiana nel 1944 della brigata Osoppo, scampata all’eccidio di Porzûs – che dice: “E il comunismo cos’è? Una dittatura anche quella”.  Scorrendone la biografia si legge che disse “una porcheria” la ricostruzione dell’eccidio fatta dal governo Berlusconi nel 2010, in un provvedimento che elevava la malga a “bene d’interesse culturale”. Wikipedia offre le due (prolisse, interminabili, contorte) motivazioni, di prima e dopo la critica di Del Din: entrambe cavano dai pasticci i comunisti, che organizzarono ed eseguirono, con accanimento, la strage. L’antifascismo è un modo per non fare la storia? 
 
Di Maio, esempio fulgido della democrazia: da bibitaro al San Paolo-Maradona di Napoli e ignorante è diventato vice-presidente del consiglio, poi ministro degli Esteri, ora Alto Rappresentante della Ue nel Golfo, tra i ricconi del mondo. Ma uno non sa se congratularsi.
 
Le sale straboccanti (almeno quella di Moretti a Roma) per il “Sol dell’avvenire”. Il 25 aprile festeggiato contro il governo. Anche se il ministro della Cultura lo dichiara “ricorrenza altamente simbolica”. Come avvenne anni fa, quando fu impedito a Moratti padre di festeggiare, anche se lui la Resistenza l’aveva fata veramente, sul campo. Il settarismo non è morto – ha sempre meno voti, è forte solo nei media.
Moretti, si ricorderà, celebrava la nuova politica con Di Pietro – bel film ne potrebbe ricavare, suoi suoi girotondi.
 
Roberto Volpi, lo statistico, calcola su “La Lettura” un tasso di omicidi nel triennio (1919-1921) pari a 0,5 l’anno per 100 mila abitanti, “ovvero cinque per milione di abitanti”. Troppi naturalmente. Ma l’Unione Europea ha segnato nel triennio 0,9 omicidi l’anno per centomila abitanti, 9 a milione di abitanti: praticamente il doppio.
 
Anche i femminicidi sono troppi, ma pochi in Italia rispetto al resto d’Europa. In Europa nei tre anni si sono avuti 6,6 omicidi di donne per milione di donne, in Italia 3,8, poco più della metà – la metà, tenuto contro che il tasso italiano alleggerisce in qualche misura la media europea.

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