Quelle bestie sembrano uomini, o viceversa
Un favoliello, un po’
arcigno, un bestiario. Evocazioni elegiache, liriche, citiche, di animali,
vezzi, lazzi, epifanie realistiche e leggendarie come moralità.
Un libro di
evasione nel 1917, quando l’Italia era alle prese con la guerra sanguinosa, che
tuttavia portò Tozzi all’attenzione del pubblico, grazie all’editore Treves, allora
grande nome. La raccolta più breve, e più lieve, di uno scrittore “realistico”
nel senso della disperazione. Localistico benché urbanizzato, appartato. Che
molto deve, postumo, a Giacomo Debenedetti, al suo “Romanzo del Novecento”, anche
lui appassionato di animali.
In un ricordo che accompagna la riedizione del “romanzo” critico di
Debenedetti, Mario Andreose si sofferma su un particolare non insignificante:
mentre, “a metà degli anni Sessanta”, si litiga molto, “tra tradizione e
innovazione”, lui “scrive”, lui Debenedetti. Scrive appartato: “Trascurando i
giganti dell’arte del Novecento, si sofferma su Franz Marc, un pittore animalier.
Un po’ particolare: si tratta bensì di un pittore di animali, precisa
Debenedetti, ma non di un ritrattista di animali”. Uno spunto che viene
naturale mettere in rapporto con l’animalismo del Tozzi delle “Bestie”.
Di bestie ce ne sono poche, tutto sommato, rispetto al titolo, e tenuto conto
che si tratta di 69 prose, ancorché brevi: qualche gatta, cani spersi, un’asina
non materna. Ma gli uomini sono altrettanto muti - dietro il dialogare fitto,
che ne agevola la lettura: dicono che fa caldo e fa freddo, e si interrogano
sul perché hanno gioie e dolori, nei pochi momenti in cui non si odiano, per
nessun motivo. Bestie sono in realtà i personaggi, gli ambienti, gli eventi, muti – ossessivi
– e allucinatori.
Di bestie ce ne sono poche, tutto sommato, rispetto al titolo, e tenuto conto
che si tratta di 69 prose, ancorché brevi: qualche gatta, cani spersi, un’asina
non materna. Ma gli uomini sono altrettanto muti - dietro il dialogare fitto,
che ne agevola la lettura: dicono che fa caldo e fa freddo, e si interrogano
sul perché hanno gioie e dolori, nei pochi momenti in cui non si odiano, per
nessun motivo. Bestie sono in realtà personaggi, ambienti, eventi muti – ossessivi
– e allucinatori.
È il testo forse più
ripreso di Tozzi, appena scaduti i diritti, in edizione economica, da Garzanti,
Edimedia. Intra e altri. Questa è un’edizione critica, opera della comparatista
Valentina Sturli, nel quadro di un’edizione nazionale di Tozzi. Densa soprattutto
di apparati filologici e del commento critico.
Federigo Tozzi, Bestie,
Edizioni di Storia e Letteratura, pp. 176 ill. € 22
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