Tradizionalisti crescono, e sfidano il papa
C’è un LMM, un movimento
di massa per la messa in latino - tanto agguerrito quanto è allitterante. La rivista newyorkese ripercorre la questione,
prendendo spunto dalla recente insubordinazione dell’arcivescovo di San Francisco,
Cordileone – che è pure no wax. Ma fa con minuziosa ricerca il peso della questione.
Non c’era un
movimento col papa precedente, Benedetto XVI – ma già con Giovanni Paolo II,
che pure si esercitava personalmente, famosamente, in attitudini e linguaggi
molto “localizzati” nei uoi frequenti viaggi: lo scisma di Lefebvre sembrava
rientrato. I tradizionalisti potevano esercitare la liturgia latina, il
Vaticano non s’intrometteva – il canto gregoriano aveva diritto di cantarsi in
chiesa come le chitarrate. E quando emerse fra i tradizionalisti il vecchio
antisemitismo, per bocca dell’intemperante “vescovo lefebvriano” (ordinato da Lefebvre)
Williamson, questi fu sospeso a divinis, e nuovamente scomunicato, dopo
una prima remissione.
Il dialogo, seppure
in sordina, si è interrotto col papa Fancesco. Il tema non sarebbe nemmeno in
agenda al prossimo sinodo a ottobre. E ora il rischio di scisma è concreto. In
America, pare, non marginale. Francesco avrebbe adottato il criterio di governo
di Pio IX, il papa del “Syllabus” di Donoso Cortés, e dei dogmi: non c’è posto
nella Chiesa per chi non accetta la decisioni prese da un Concilio.
Paul Elie, What’s
behind the fight between Pope Francis and the Latin Mass Movement, “The New
Yorker” 10 aprile, free online
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