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venerdì 7 aprile 2023

Un Paese sotto

C’era la corsa alla Cina, c’è ora la corsa a disfarsi della Cina. Solo sei o sette anni fa questo sito doveva registrare la stranezza di una Milano “cinese”
http://www.antiit.com/2017/09/il-triangolo-industriale-e-cinese.html
Si è poi smesso con i telefoni, l’America ha detto basta, e si è continuato con i porti - Taranto sì, Trieste forse, oppure no, il governo esercita il diritto di blocco (senza nemmeno chiedersi perché con i cinesi i porti rendono, e con gli italiani sono una zavorra, a carico dello Stato, e anche, per lo più, sgangherato). Ma la tendenza è a metterli fuori, da Pirelli, dalle banche, da ogni dove. Senza una ragione. Si dice: sono spie, preparano un’invasione, ma la verità è che l’America non tollera disobbedienze.
Si è detto, Arbasino ha detto, dell’Italia “un Paese senza”. Ma più senso ha dirlo “un Paese sotto”. Sottomesso. Basta un moto del sopracciglio americano che l’Italia corre, nel senso del servo. Magari tagliandoseli.
Diversamente correva col “piano Mattei” propriamente detto, quando non chiedeva il permesso per andare in Medio Oriente, in Nord Africa, compresa l’Algeria, compreso Gheddafi, in Africa, e anche in Russia, nel 1953, anzi disobbediva.

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