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Uno Schiavone d’autore
Un Marco Giallini-Rocco
Schiavone un po’ meno scettico del personaggio di Manzini, ma molto più
stiracchiato: non due episodi in due ore, ma uno in quattro ore, due intere
serate. Con le novità-verità risolutive ammassate negli ultimi pochi minuti,
senza seminare indizi che coinvolgano lo spettatore. Lo salva la regia.
Spada - delegato
ormai alle scenografie fredde e cupe dei paesaggi innevati, dopo il successo di
“Hotel Gagarin”? - ravviva la spenta sceneggiatura, con tagli e inquadrature a
sorpresa. Memorable la scena inziale, della scoperta del cadavere affidata al
topo: un grosso ratto balza dal pantano su per un tubo di discarica, fino al
water di un’abitazione, e poi lungo il corridoio, fino al salotto, e al
cadavere sul tappeto.
Simone Spada, Rocco
Schiavone, Rai Due
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