lunedì 22 maggio 2023

Berlusconi risorto - 33

Rosario laico domenica sera da Fazio, compunto e corretto, a botte di incostituzionalità al governo (e quindi a Mattarella?). Si conclude con la faccia misteriosa di una delle vice-direttrici del “Corriere della sera”, Sarzanini, la quale nasconde il titolo di apertura del suo gionale l’indomani ma annuncia che ci sarà un’intervista. Con chi? Anche qui segreto, ma allusivo: “Non si può dire ancora per un’ora” –“ah, ah!”, commentano intesi gli altri recitanti, come a dire: “Bisogna guardarsi dalla concorrenza” (c’è una concorrenza al “Corriere della sera”?)?
L’indomani uno va a vedere e l’intervista è a Berlusconi. Il quale è lieto di essere fuori dall’ospedale, ma poi non dice nulla. Se non che dopo di lui Forza Italia non ci sarà più.
Cioè: non è vero che non dice nulla. Ancora all’ultimo giro di boa conferma che Forza Italia è stato il primo Partito del Capo (il “partito di plastica”, si diceva trent’anni fa), e tale rimane. Conferma anche (non lo dice ma si vede) che negli anni dell’interdizione giudiziaria alla politica ha giocato al ribasso a ogni voto, amministrativo o politico, per impedire che una diversa leadership emergesse nel suo partito – con candidati inappetibili, oppure dividendo il voto fra più candidati.
Si completa così, in diminuendo, l’identikit storico del Berlusconi politico. Ha impedito che il governo post-“Mani Pulite” passasse all’ex Pci. Ha costretto alla democrazia una Lega golpista. Ha democratizzato i neo fascisti – fino a farli sbroccare a sinistra… Se è stato uno statista Giolitti, Berlusconi un secolo dopo non è stato da meno. Tra l’altro nello stesso arco di tempo, trent’anni – corsi e ricorsi storici... Ha pure fatto anche lui una guerra in Libia. E allo stesso modo non ha organizzato il partito, pur pretendendo che sia esso il Centro del diorama politico - l’erede in realtà del vecchio quadripartito, “cristiano, liberale, europeista (rigoroso sui conti. n.d.r.), atlantista”.
Questo naturalmente non c’è nell’intervista, e questo è un altro aspetto “storico” del berlusconismo: l’opinione – l’informazione – ridotta a diversione. Alla vecchia formula del giornalismo popolare: sesso, malattia, denaro, principesse. Nella forma orrenda dei cronisti della giudiziaria prima e a lungo, per gran parte di questi trent’anni. Ora, scappate le pecore dallo stazzo (i lettori), provando a recuperare con l’aria fritta dei social: tiktokando invece che creando storie, e alle principesse sostituendo ipertatuati e influencerine, di nessun nome e attrattiva, per paginate. Mai una cosa giusta – una domanda, un risvolto, un senso? Berlusconi finisce in gloria.


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