venerdì 12 maggio 2023

C’erano tre milioni di russi in Italia, comunisti

Una triplice crisi, politica, familiare, registica, “faccio un film ogni cinque anni”, e Moretti ritorna se stesso, dopo aver tentato il “dramma borghese” (?). Un po’panciuto, ma col vecchio lampo - proprio quello degli inizi, woodyalleniano: lo sguardo fisso, ironico, tagliente, con le battute da compagno ripetente un po’ fissato che “tagliano la testa al toro” (?), sentenzioso, minaccioso. Situazioni, monologhi e battute a ripetizione. Leggere e insieme acute. 

Un cabaret filmato. La “vecchia” ricetta “Caro diario” ma non più a episodi, con una storia, un filo conduttore: “Siamo stati comunisti”. Si inizia con il grande tavolo degli sceneggiatori e collaboratori, uno dei quali chiede: “Ma ci sono stati comunisti in Italia?” E all’assicurazione che sì, che nel 1956 c’erano tre milioni di iscritti, si meraviglia: “C’erano tre milioni di russi in Italia….”.
In filigrana un sasso grosso nel pantano della dimenticanza. Si trascura – non è corretto? non conviene? c’è una censura? – che abbiamo avuto per molti decenni, e di rilievo condizionante per la Repubblica, un partito sovietico. Il “sol dell’avvenire” è quello che non si è alzato nel 1956, alla prima manifestazione arrogante dell’imperialismo sovietico, in Ungheria. Prima o poi se ne dovrà pure parlare, ci sarà ancora qualche storico in Italia, e Moretti ha cominciato. Nella scena finale già famosa, primo annuncio del nuovo film in lavorazione, con la sfilata ai Fori sull’elefante, sullo sfondo del Colosseo, produce un caleidoscopio di facce - amici, parenti, teatranti, Bonaiuto, Carpentieri, Rohrwacher… - di cui alcune in maschera, da Togliatti, Iotti, Pajetta, come a dire: nel 1956 c’erano, sono loro che vollero il partito sovietico.  
Ma la politica non avvelena il resto, che è molto. Molte le scene da cult. Il Grande Autore - al cellulare con i sommi, Scorsese, Piano. Il pater familias che nessuno si fila – lasciato solo col gelato della Gourmandise monteverdina, a via Cavallotti. Il padre distratto - o la scoperta della figlia. Lo psicologo. Il compagno moralista. Lo zoccolo - il sabot. Netflix e i tempi della narrazione, i minuti, i secondi.  

Curiosamente, il pubblico non ride. E sembra apprezzare, dall’applauso finale che pare sia di prammatica (?), il film come un “amarcord”. Mentre invece è una critica – una “critica feroce”, come si dice siano le critiche. Morettiana, col ghigno frontale, dell’occhio fisso, finto tonto - da trickster, la dimenticata maschera Giufà. 
Nanni Moretti, Il sol dell’avvenire

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