Ci furono anche i cattolici, a fare l’unità
Ci
sono stati i cattolici nella formazione dell’Italia unita, preti, suore,
vescovi, organizzazioni, intellettuali. Sembra un’ovvietà, non possono non
esserci stati, ma chi ne ha mai saputo nulla? C’è un interdetto? Lucetta
Scaraffia prova a violarlo. Con risultati eccezionali – ovviamente, non poteva
che esumare molto materiale. Ma purtroppo limitati al Piemonte –“Religiosi e
cattolici piemontesi di fronte all’Unità d’Italia” è il sottotitolo – e anzi a
Torino.
Da
un punto d’interesse generale è rilevante il primo saggio della raccolta, di
Andrea Pennini, “La religione nello Stato”, sulla normativa in materia
ecclesiastica nell’Ottocento sabaudo, laico-massonico, dal Regno di Sardegna al
Regno d’Italia. Con le prime cifre, seppure locali, di una storia economica
della manomorta, l’appropriazione della manomorta ecclesiastica, che è
all’origine della borghesia italiana, molto notabilare e poco imprenditoriale,
e che pure non si fa.
Un
capitolo a parte è di Oddone Camerana, che ricorda come “Le mie prigioni”
uscirono a Torino, nel 1832 - “«Le mie prigioni», il libro più famoso scritto
in Torino”. E che Pellico a Torino vivrà libero – ma solo nel corpo, uscì dallo
Spielberg debilitato – dai marchesi di Barolo. Un altro capitolo di storia
patria dimenticato: si collega al tema del libro perché i Barolo erano
impegnati in opere di carità, con l’Istituto del Rifugio, e col Cottolengo, con
la sua Piccola Casa della Divina Provvidenza e con i suoi Fratelli di san
Vincenzo.
Cosa
c’entra la carità con l’unità? Lo rilevava già nel 1862 Pasquale Villari,
storico non certo di sacrestia, che stigmatizzava come l’immediata
appropriazione dei beni ecclesiastici, il primissimo provvedimento del Regno
d’Italia, avesse lasciato Napoli senza assistenza ai poveri, abitativa,
alimentare, sanitaria. È a questo fine, l’appropriazione della manomorta, che
si moltiplicava la normativa anticlericale, comodo grimaldello.
Scaraffia,
“Il contributo dei cattolici all’unificazione”, lancia qualche seme di ricerca.
I preti patrioti. L’istruzione, specie in ambito agreste. Il ruolo di don Bosco
e dei salesiani, a Torino e in Italia. L’appropriazione della manomorta come
primo atto di governo a Roma dopo Porta Pia – così come a Torino nel 1854 con
le legge Cavour-Rattazzi. Con un beffardo paragrafo “Un’inaspettata
emancipazione femminile” nella proiezione all’esterno, sociale, di
congregazioni e conventi, delle Fma, Figlie di Maria Ausiliatrice (le
salesiane), e di tante nuove iniziative.
Lucetta
Scaraffia (a cura di), I cattolici che
hanno fatto l’Italia, Lindau, remainders, pp. 251 € 11,50
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