Il sogno di diventare una domestica
Sulle
note allegre di “Alla fiera dell’Est, apprese al primo sbarco in Europa, in
Sicilia, da una volontaria, una delle tante che si susseguono nel film, la
vicenda dolce e amara di una ragazza e un ragazzo che sul barcone dall’Africa si sono
dichiatati fratelli. Lei, Lokita, sedici anni, lui,Tori, undici, iperattivo,
ingegnoso. Ospiti di una casa famiglia, si ingegnano di guadagnare qualcosa da
mandare alle madri. Il venerdì sera recapitano a domicilio la dose settimanale
di erba dei clienti di un ristoratore. Che dà loro volentieri resti di focaccia
ma lesina sul pattuito e talvolta abusa di lei – per 50 euro. A volte fanno
karaoke nel ristorante, “Alla fiera dell’Est” è gettonata, per qualche
elemosina. Ma niente basta: gli africani trafficanti del “passaggio” in Europa
controllano ogni movimento di Lokita e ne ntercettano ogni euro. Quando a
Lokita viene negata la carta di lavoro, prova con le carte false: ma costano
molto, per pagarsele dovrà coltivare una piantagione clandestina di marijuana,
in isolamento. Non può finire bene, e infatti finisce male.
Tanta energia, allegria,
innocenza, in un mondo devastato, devastante, dietro i suoi volontari. Il
modesto sogno di diventare “una domestica” , per inviare alla mamma i pochi
euro necessari per le scuole dei cinque fratelli, si trasforma in’odissea di
squallore, alla mercé di trafficanti africani e di sfruttatori europei. In
un’Europa che solo si vede che si droga, uccidendo e uccidendosi. Dovrebbe
essere una tragedia, ma è un film lieve, nella sua pesantezza: l’Europa non è
più terra di tragedie, scivola in superficie.
Jean-Pierre
e Luc Dardennes, Tori e Lokita, Sky
Cinema
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